I
Quattro
Elementi
S.I.I.
ATON |
el Martinismo i
simboli devono
essere
interpretati
attribuendo loro
il senso, il
significato
anagogico.
Bisogna loro
attribuire quel
senso che ci
porta dalla
terra al
cielo.
Dobbiamo
utilizzare i
simboli per
arrivare
all’universo,
per avvicinarci
all’Ente
emanante. Nella
nostra qualità
di Martinisti
dobbiamo
prendere in
considerazione
alcune ipotesi.
In una prima
ipotesi noi non
adoperiamo tali
simboli e
soprattutto non
comprendiamo il
loro senso
anagogico. In
tal caso non
possiamo
lamentarci se
ciò che vediamo
è intriso di
tutto ciò che,
essendo arrivati
ad un Ordine
Esoterico,
dovremmo aver
imparato ad
abbandonare. Non
possiamo
lamentarci se
ciò che vediamo
è intriso di
quegli elementi
che, per
intenderci
vengono chiamati
metalli e che
altro non sono
che quei
condizionamenti,
quelle lusinghe,
che derivano
dalla società e
dalla stessa
natura umana.
In una seconda
ipotesi può
capitare di
adoperare il
senso anagogico
di tali simboli
senza volerlo,
senza esserne
consapevoli.
Ci si
accorge dei
benefici che
vengono
apportati nel
mondo spirituale
e solo in esso,
senza
preoccuparsi del
perché tali
benefici
arrivino. Ciò
accade il più
delle volte. O
meglio possiamo
dire che ciò
accadeva quando
l’uomo era
costretto ad
esser in
contatto con la
natura, lontano
dalle lusinghe
della società e
dalle passioni
negative o
positive che la
stessa comporta.
Noi moderni,
abituati a
vivere nella
società ed in
mezzo agli
uomini, intuiamo
che per
adoperare i
simboli e
attribuire loro
quel senso
anagogico
indispensabile
per arrivare
alla conoscenza
alla quale tutti
aneliamo
occorrono dei
Maestri che ci
mettano sulla
via, dei Maestri
che ci spieghino
in cosa consiste
la differenza
tra il senso
morale, il senso
analogico ed il
senso anagogico.
Solo in tal caso
e a condizione
che nel percorso
esoterico si
siano veramente
abbandonato i
metalli, è
possibile
percorrere
consapevolmente
questa via ed è
possibile
istruire o
mettere sulla
via, altri
uomini di
desiderio.
Passiamo adesso
ad esaminare i
quattro
elementi.
Possiamo
enunciare i
quattro elementi
sia partendo dal
basso che
partendo
dall’alto.
Terra, acqua,
aria e fuoco o
fuoco, aria,
acqua terra. Ciò
che è in basso è
come ciò che è
in alto.
Partiamo
dall’esame di
ciò che è in
basso. I quattro
elementi,
tradotti in
elemento solido,
liquido, gassoso
ed energetico,
sono, a ben
guardare,
l’unico modo in
cui si presenta
a noi tutto ciò
che si trova
sulla terra. Vi
è una diversa
proporzione fra
i vari elementi
e proprio questa
diversa
proporzione ci
porta a
distinguere ciò
che è stato
emanato.
Non possiamo che
esaminare molto
superficialmente
il senso
letterale e
morale legato ai
quattro
elementi, dato
che dobbiamo
occuparci del
senso anagogico.
Il senso morale,
a mio avviso, è
molto legato
all’armonia.
Esaminiamo un
uomo, un
animale, una
pianta o un
minerale. In
natura ci
appaiono
perfetti. La
loro perfezione,
che è armonia, è
data dalla
giusta
proporzione fra
i quattro
elementi, dal
giusto impasto
tra di loro.
L’acqua, la
terra, sono
armoniosamente
mescolati dalla
natura che si
serve del fuoco,
dell’energia.
Ciò che ne
deriva, oltre ad
essere
costituito dagli
elementi
iniziali, è
costituito anche
da ciò che non è
stato utilizzato
e che pertanto
viene
restituito,
attraverso la
precipitazione,
dal fuoco che li
ha amalgamati,
attraverso
l’aria, elemento
gassoso. E’ un
procedimento
alchemico. La
natura effettua
tale
procedimento
automaticamente
e il risultato
costituisce
l’armonia. Solo
l’uomo può
turbare tale
armonia, solo
l’uomo con i
suoi vari
condizionamenti,
con la sua vana
pretesa di
adattare quanto
la natura si
dispone a
realizzare al
proprio bisogno
o peggio al
proprio
capriccio.
Nel tragitto
verso l’alto il
prodotto finito
di tali
operazioni
alchemiche, per
analogia, lo si
accosta ai
pianeti, agli
astri, ai segni
zodiacali. Così
facendo se
vogliamo
intervenire sul
prodotto finito
possiamo,
appunto per
analogia,
intervenire
proprio sugli
astri, sulle
costellazioni,
sui segni
zodiacali etc. e
come? Con le
invocazioni, con
le evocazioni,
con le preghiere
oltre che con
l’operatività.
Con i mezzi che
le il Martinismo
ci fornisce e
che noi
impariamo ad
utilizzare.
Il Martinismo si
occupa nel suo
percorso proprio
dell’aspetto
analogico e ciò
è logico dato
che è
relativamente
facile occuparsi
dell’aspetto
analogico dei
simboli in
generale e degli
elementi in
particolare,
mentre è
oltremodo
difficile
occuparsi degli
stessi simboli
esaminandone il
senso anagogico.
Soffermiamoci,
infatti, sul
senso analogico
dei quattro
simboli che
stiamo
esaminando.
Innanzitutto
constatiamo che
i quattro
elementi sono
rappresentati da
triangoli. Il
fuoco è
rappresentato
dal triangolo
rivolto verso
l’alto, come
l’aria. Questa
raffigurazione
ci ricorda che
il fuoco, la
fiamma si alza a
punta verso
l’alto mentre
l’aria non è che
fiamma resa
passiva da un
tratto
orizzontale.
L’acqua è
rappresentata da
un triangolo
volto verso il
basso, come una
coppa pronta a
ricevere la pura
rugiada che cade
dall’alto,
mentre la terra,
anch’essa
appesantita da
un tratto
orizzontale, è
considerata come
acqua ispessita,
appesantita,
solidificata.
Secondo Ermete,
per ottenere
effetti
meravigliosi
bastano il
fuoco, attivo e
la terra,
passiva. Il
fuoco che sulla
terra ha
proprietà quali
il calore e la
luce, nel cosmo
illumina il
sole, gli astri
e gli altri
corpi celesti.
Il fuoco, la
fiamma,
influenza sia
gli spiriti del
male che gli
spiriti del
bene. Gli
spiriti del male
sono più forti
in mancanza del
fuoco, della
luce, mentre gli
spiriti del bene
sono più forti
in presenza
della luce e non
solo di quella
divina ma anche
di quella
derivata dal
fuoco terreno.
E’ per questa
ragione che
coloro che
praticano, prima
di qualsiasi
pratica
accendono un
cero, come anche
si tengono dei
ceri accesi
presso i defunti
appunto per
allontanare gli
spiriti del
male.
La terra riceve
tutti gli
elementi, tutti
i raggi e tutte
le influenze
celesti. Alla
terra è
sufficiente
essere esposta
all’aria e
purificata dal
fuoco. Le cose
provengono dalla
terra, vengono
generate dalla
terra stessa,
come i semi, le
piante, gli
animali, le
pietre, i
metalli.
L’acqua è
indispensabile
nelle
purificazioni.
Essa ha il
potere di
generare, di
nutrire, di far
crescere e trae
le sue virtù
dall’elemento
fuoco.
L’aria, infine,
spirito vitale
che penetra ogni
essere, è la
prima a ricevere
le influenze
celesti,
influenze che
poi comunica
agli altri
elementi. L’aria
riceve anche le
impressioni di
tutte le cose
naturali e
celesti e
fornisce agli
uomini la
materia per i
sogni e per i
presagi.
I quattro
elementi non
sono puri. Essi
sono abbastanza
amalgamati fra
di loro e devono
diventare puri
per operare cose
meravigliose.
Come dice
Agrippa, devono
giungere a
quella suprema
unità, passando
dal quaternario
(quattro
elementi) e
progredendo
attraverso il
settenario, al
denario.
Prima di
giungere
all’unità i
quattro elementi
possono
trasmutarsi
l’uno
nell’altro, in
determinate
condizioni
assicurate dalla
presenza del
fuoco. Non è
possibile però
lavorare fin
dall’inizio con
fuoco puro. Uno
dei metodi per
sviluppare fuoco
puro è quello di
creare immagini
di fuoco,
avvalendosi
dell’elemento
acqua, elemento
femminile
indispensabile
per la creazione
di immagini.
L’acqua
racchiude,
quindi, la
sottile forza
del fuoco. Tale
forza viene
trasmessa
attraverso
l’aria mentre la
terra assicura
la costanza e la
continuità del
procedimento. La
quantità degli
elementi che
vengono
impiegati nel
procedimento
debbono però
essere ben
equilibrati
perché un fuoco
eccessivo
prosciugherebbe
completamente
l’acqua,
creatrice di
immagini.
L’aria, a questo
punto non
avrebbe più
utilità, non
potendo
veicolare alcuna
forza sottile, e
la terra si
calcinerebbe.
D’altro canto un
regime smodato
di acqua
porterebbe allo
spegnimento
dell’elemento
fuoco e alla
dispersione
dell’elemento
terra; troppa
terra finirebbe
con lo spegnere
definitivamente
il fuoco sotto
la propria massa
provocando anche
il
prosciugamento
dell’acqua; un
regime di aria
eccessivo
determinerebbe
le conseguenze
dovute ad un
eccessivo regime
di fuoco. Come
si vede i
quattro elementi
bisogna saperli
adoperare. Dopo
averli ben
conosciuti e ben
adoperati, dopo
cioè aver fatto
un buon lavoro
su noi stessi,
vediamo come
questi elementi
ci conducono
alla suprema
visione.
Siamo così
giunti al
culmine
dell’ascesa.
Adesso,
utilizzando i
quattro
elementi,
possiamo
dedicarci a
conoscere ciò
che è posto in
alto, avvalersi
cioè del
significato
anagogico, e
quindi far sì
che la
conoscenza che
così si
acquisisce,
proprio per ciò
che ci dice
Ermete, ciò che
sta in alto è
come ciò che sta
in basso,
attraverso un
percorso
inverso,
discenda fino al
nostro corpo.
Dobbiamo far sì
che la
conoscenza si
manifesti, cioè,
mentre ancora
siamo in
possesso
dell’involucro
che ci ha
accompagnato in
questa vita e
che tanto ci ha
condizionato. E’
quello che
vogliamo. E’ ciò
che, in massima
parte,
giustifica i
nostri percorsi
esoterici.
Cerchiamo la
conoscenza
anagogica. La
conoscenza di
ciò che eravamo
prima di
utilizzare
l’involucro che
possiede la
nostra anima ed
il nostro
spirito e dopo
che la nostra
anima, il nostro
spirito,
lasceranno tale
involucro.
Questa
conoscenza non
possiamo
ottenerla con i
cinque sensi che
abbiamo a
disposizione;
non possiamo
ottenerla
utilizzando lo
strumento che
fino ad oggi ci
ha fornito la
nozione di ciò
che siamo e di
ciò che sono
stati coloro che
ci hanno
preceduto. In
buona sostanza
non possiamo
ottenerla
utilizzando il
nostro cervello.
Anzi dobbiamo
considerare il
nostro cervello
come un
eccessivo regime
di fuoco, di
acqua, di aria e
di terra. Il
giusto regime
degli elementi
che ci occorre
dobbiamo
ottenerlo
abbandonando
quell’organo che
fino ad oggi ci
ha dato
sicurezza e che
abbiamo timore
di abbandonare
come si ha
timore di
abbandonare una
cosa conosciuta
e, in fin dei
conti, anche
comoda.
A questo punto
il cuore prende
il posto del
cervello. Il
cuore nel quale
risiede quel
fuoco, quella
fiamma che, se
ben adoperata,
purifica gli
altri elementi e
li mette a
disposizione
dell’universo
affinchè
attraverso le
vibrazioni,
attraverso il
ritmo,
attribuisca loro
quella densità
necessaria
affinchè
assumano
visibilità agli
occhi di noi
tutti. Noi
uomini, composti
dagli elementi
che oggi abbiamo
illustrato,
attraverso il
fuoco che
alberga nel
nostro cuore,
purifichiamo
quegli elementi
che
costituiscono il
nostro fisico,
il nostro corpo,
il nostro
spirito e la
nostra anima.
Quando
l’involucro che
contiene tutti
gli elementi non
ci sarà più, gli
stessi elementi,
purificati o
meno, torneranno
a costituire
parte del cosmo
e resteranno a
disposizione
dell’energia,
della
vibrazione. Da
lì ricomincerà
il ciclo. Gli
elementi che
costituiscono il
corpo torneranno
a costituire
parte del cosmo.
Si
ricostituiscono
le condizioni
che vi era prima
della nostra
nascita. Gli
stessi elementi
che hanno
costituito il
nostro corpo
erano nel cosmo
prima della
nostra nascita e
torneranno nel
cosmo dopo la
nostra morte.
Gli stessi
elementi che
hanno costituito
il nostro corpo
hanno qualcosa
in comune con
ciò che si trova
nel cosmo.
Oserei dire che
tali elementi,
mentre sono
parte integrante
del nostro
corpo, conoscono
già ciò che vi è
nel cosmo perchè
prima della
nostra nascita
erano insieme
anche se con
diversa densità.
L’uomo che ha
percorso il
cammino
Martinista è
riuscito a
penetrare i
segreti del
cosmo. Ha visto,
ha conosciuto.
Sa cosa accade
dell’energia,
delle
vibrazioni,
durante
l’attesa. E
conosce tante
altre cose.
Questa
conoscenza non
può riferirla in
quanto non può
descriverla a
chi non ha
percorso il
cammino
iniziatico, a
chi non possiede
gli stessi
sensi. Può
soltanto dirgli
tenta la strada.
Io sono quì ad
ascoltarti a
discutere
insieme a te ciò
che vedi o ti
sembra di
vedere.
Ciò che si può
dire, e che
facilmente i
nostri cinque
sensi possono
comprendere, e
che quella
mescolanza che
avviene quando
si raggiunge la
conoscenza,
quella
mescolanza degli
elementi che
formano il
nostro corpo
ed
esistono nel
cosmo, proprio
quella
mescolanza dà
luogo a quei
fenomeni che
tanto colpiscono
i profani. Dà
luogo
all’acquisizione
dei poteri. Ciò
avviene perchè
gli elementi che
occupano
l’involucro che
ci costituisce
non vengono
adoperati nella
loro interezza,
sono il prodotto
di una
operazione
alchemica e, in
quanto tali,
vengono
impiegati
parzialmente. La
conoscenza la si
acquisisce
quando quel
processo
alchemico
avviene anche
per gli elementi
che formano il
nostro
involucro; e,
mentre una parte
di essi rimane
con l’involucro,
l’altra parte è
capace, anche se
momentaneamente,
di mescolarsi
con gli altri
elementi che
formano il cosmo
e che riguardano
sia il passato
che l’avvenire.
Allora si
acquisisce la
conoscenza e si
acquisiscono
quei fenomeni
che colpiscono
il profano e che
si identificano
con i poteri.
Le scuole
iniziatiche, ed
il Martinismo in
particolare ci
abituano a
contemplare, ci
abituano ad
operare.
Attraverso
l’operatività,
attraverso la
contemplazione,
l’uomo che vuole
può raggiungere
la conoscenza.
Coloro che non
vogliono, coloro
che non sanno,
sono destinati a
restare lungo il
cammino.
Anche il
percorso non
completo però è
notevole. Val la
pena tentare.
Val la pena
restare anche
lungo il
percorso. E’
possibile che un
percorso, anche
se non completo,
attribuisca,
forse
inconsapevolmente
e in maniera
incontrollata,
quei poteri di
cui si diceva.
Un uomo, un
Fratello ha, a
mio avviso,
raggiunto la
conoscenza
assoluta ed ha
trasmesso a
coloro che lo
vogliono, a
coloro che lo
sanno ascoltare,
ciò che ha
visto.
Ascoltiamo anche
noi il Suo
messaggio.
Ascoltiamo ciò
che tenta di
dirci con le sue
sette
trasformazioni.
“Un
giorno io mi
risvegliai e mi
ritrovai nella
bara, coperto
delle vesti che
mi ero scelte.
Sentii allora
per la prima
volta la bara e
le vesti e
tentai di
togliermi le
vesti ed aprire
la bara: né
l'una cosa né
l'altra potei
fare. Allora
corsi alla pura
acqua della
sorgente e,
mentre bevevo,
il fanciullo mi
disse: "Non si
può salire se
non prima si
discende. Sono
tre le parole:
Osare, Volere,
Tacere; e tre le
lettere: L∴D∴P∴
Ed io osai,
volli e tacqui e
mi servii delle
Lettere.
Ed ecco il mio
cuore uscì dal
mio petto ed io
lo vedevo. In
questo modo mi
accorsi della
trasformazione e
discesi. Vidi e
fui fatto tutto
di presente,
mentre una
nebbia copriva
il passato, e il
futuro in me non
c'era. Dominio
di me era una
forza che
operava
dall'interno,
alla quale non
potevo
sottrarmi. Ma io
compresi e la
sentii, e quando
quella forza non
ebbe più segreti
per me ed io
divenni uno con
essa, allora mi
resi libero.
Questa è la
prima
trasformazione.
Quando fui
libero discesi
ancora e
perdetti tutti i
sensi tranne
uno. Sentii
l'immobilità e
la fissità:
appresi così
un'altra forza.
La mia vita fu
nel caldo e nel
freddo, e solo
la luce, che pur
non vedevo, mi
faceva vivere.
Anche il
presente era
scomparso.
Questa nuova
vita non era
meno
interessante
dell'altra.
Dapprima questa
nuova forza
l'avvertii come
estranea a me,
ma poi essa ed
io fummo una
sola cosa.
Allora mi resi
libero.
Questa è la
seconda
trasformazione.
Discesi ancora e
fui peso tra
cose pesanti.
Tutto mi era al
di sopra ed io
non l'avvertivo.
Anche la
sensazione del
caldo e del
freddo era
scomparsa. Mi
parve che fosse
un regno morto e
che morto fossi
anch'io. Però mi
guardai dentro e
vidi la vita
nella forza
misteriosa che
produceva un
velocissimo moto
nascosto, il
quale proveniva
dal moto
universale e con
esso si
accordava. E
quando non vi fu
più quella
forza, ma
divenni uno con
essa, allora mi
resi libero.
Questa è la
terza
trasformazione.
Allora risalii e
fui sempre nella
bara. Così il
terzo giorno
risuscitai dai
morti e sentii
la vita di prima
e dissi a me
stesso: "Io sono
stato
all'inferno".
Però sentii pure
che se vita
c'era in basso
vita doveva
esserci in alto,
e che la via
percorsa non era
stata che un
ritorno. Allora
volli sentire la
vita del
presente.
Osai ricercare
la vita
sospingendo le
pareti della
bara. Ordinai a
me stesso di
divenire un
ritmo. I miei
polmoni
respirarono
ritmicamente, i
miei organi
conobbero il
loro ritmo;
infine il mio
cervello si
fermò, ed al
posto di esso si
pose il cuore,
che mi era stato
sempre dinanzi
agli occhi. E
quando tutto me
stesso si
uniformò al
ritmo del cuore,
e fui tutto un
ritmo, allora le
pareti della
bara caddero ed
io mi resi
libero.
Questa è la
quarta
trasformazione.
Divenuto ritmo
ascesi nel sole.
Guardai da lì la
terra, la luna e
l'inferno e vidi
che erano veri.
Compresi perché
gli uomini
stanno tutti
nella bara e non
se ne accorgono.
Vidi che essi
sono fatti del
presente, del
fisso e del
mobile e
compresi
l'unione di
queste tre cose.
Vidi pure che il
sole era come me
ed aveva il suo
cuore ed i suoi
organi e
soprattutto il
suo ritmo. Il
mio era diverso:
osai allora
accordare il mio
al suo e quando
l'accordo fu
completo una
veste mi cadde.
Questa è la
quinta
trasformazione.
Allora salii
ancora e vidi
che la notte non
seguiva il
giorno, né il
giorno la notte.
Non c'era né il
bene né il male,
né il maschio né
la femmina, né
l'ascesa né la
discesa, né
l'ieri né il
domani, né il
grande né il
piccolo, né la
terra né il
sole; e non
c'era neanche il
nulla e non
c'era il tutto.
Queste cose le
vedevo, ma non
le capivo, fino
a che il mio
ritmo non si unì
al ritmo
universale e non
si accordò con
esso. Allora
sentii la forza
eterna; l'altra
veste mi cadde,
ed io rimasi
nudo, rimasi io.
Questa è la
sesta
trasformazione.
La settima non
so esprimerla,
neanche per
allegoria;
perché è quella
della
sublimazione; e
non si può
esprimere che
così:
Sublime
Architetto dei
Mondi, Tu hai
gettato un velo
sulla Tua gloria
e nelle pieghe
di questo velo
hai proiettato
la tua ombra. Tu
hai permesso
alla notte di
esistere al fine
di lasciare
apparire le
stelle, ed hai
impresso
un'immagine sul
velo del quale
Tu avevi coperto
la tua Gloria; e
quest'immagine
ti sorrise ed
hai voluto che
quest'immagine
fosse la tua per
creare l'uomo a
rassomiglianza
di questa
immagine. Così
Tu sei Padre,
così Tu sei
Luce. Tu che sei
questo hai
voluto il
movimento e nel
ritmo perenne
hai posto l'onda
della vita. La
vibrazione è la
Tua legge e la
creazione
l'effetto di
questa legge. Il
Logos, vibrando,
si rende carne.
Così conciliando
in te Libertà e
Necessità hai
dato
all'universo
libertà e
necessità. Così
vive lo
sterminato
mondo, i di cui
confini sono
nella tua
volontà, così
vive
l'invisibile
atomo la cui
forza è nella
tua potenza.
Perché il basso
è come l'alto.
Tu hai fatto la
Gerarchia,
perché Tu sei
Ordine. E gli
Angeli salgono e
discendono la
infinita scala,
e combattono una
notte intera con
gli uomini. Tu
hai accordato i
mondi e le
gerarchie, ed
ogni cosa è un
mondo ed ha una
gerarchia. Ed
hai fatto i
sentieri per cui
ogni cosa creata
può giungere a
Te. I sentieri
sono infiniti,
come i raggi
della tua luce,
e tutti si
congiungono in
Te.
Quando Tu hai
creato hai posto
all'origine una
forza, ed ogni
creazione dura
quanto dura
l'impulso
originario.
Questa legge Tu
hai posto in
ogni cosa. Or,
vedi, oggi noi
ricominciamo il
nostro cammino
verso di Te.
Manda qui
l'Angelo Tuo
perché accordi
le onde che da
noi promanano,
perché dei
nostri ritmi
faccia un ritmo
solo e lo
indirizzi là
dove Tu vuoi; e
lo faccia si
potente che si
lavori sempre
per
l'esaltazione
della Tua
gloria, o Grande
Architetto
dell'Universo.
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