Relazione
al
Convento
di
Albignasego
V.M.
Elenandro
XI |
l tema del
nostro Convento
non risulta
essere legato
solamente ad una
dimensione
dialettica del
martinismo nei
confronti di
coloro che
possono essere
interessati al
suo patrimonio
iniziatico e
spirituale, ma a
come lo stesso
martinismo si
pone rispetto ad
una società che
trova nella
comunicazione
oltre ad uno dei
suoi aspetti
maggiormente
evidenti, la
matrice stessa
che unisce
ognuno dei suoi
centri di potere
ed elementi
costituenti. Non
possiamo
certamente
negare come la
società
contemporanea
sia la società
della
comunicazione,
dove le grandi
masse sono
orientate non
più da ideali,
valori, e
riconoscimenti,
quanto bensì
dalle
informazioni e
da come queste
sono veicolate
ed assemblate.
Una
comunicazione
quella moderna
frammentaria,
breve ed
intensa,
convulsa e
contraddittoria
in virtù di una
sua origine
multipolare, che
spesso si perde
nelle continue
riproposizioni
prive di
riferimenti
storici,
contestualizzazioni
e possibilità di
valutazione.
All'interno
della quale lo
sprovveduto,
colui che non
trova nell'arte
del pensare il
discernimento
fra ciò che è
falso e ciò che
è reale, cade
prigioniero in
un mondo di
specchi, che
rimandano
particole
deformate di
verità, ed è
questo che
dobbiamo temere,
non tanto la
tenebra del
falso, quanto la
penombra del
vero unito al
falso.
Tale stato di
cose, evidente e
palpabile, non
ha risparmiato
neppure, e come
poteva farlo
essendo noi nel
mondo, i nostri
sacri perimetri,
aprendoli agli
empi e ai
simoniaci.
Troviamo una
miriade di
documenti, siti,
pagine, blog,
che offrono
un'informazione
parziale, e
discutibile su
cosa mai è o
cosa non è il
martinismo.
Inducendo
all'errore,
accecando con la
luce malevola
dei falsi
divulgatori,
stratificando
verità a
menzogna, e
forgiando così
nuovo materiale
a disposizione
del profano,
come
dell'ingannatore.
Se questa è
l'informazione
che dall'esterno
delle nostre
sante logge,
giunge
investendoci,
non dobbiamo
omettere, fatto
sommamente più
grave, l'azione
di quei tanti
che si sono
infiltrati tra
le nostre
catene, in virtù
della negligenza
di chi doveva
controllare e
non ha
controllato,
trafugando
quanto poteva
essere trafugato
per i loro
utilizzi
sciagurati,
legati al
continuo
mercanteggio, e
gettando così
un'ombra di
discredito su
tutti noi.
Ancora non posso
tacere nei
confronti di
quei tanti che
da ieratiche
posizioni danno
agio a
personaggi che
vivono nel
nostro
sottobosco,
utilizzandoli
per azioni tese
a gettare
biasimo e danno
su altri
fratelli tramite
il sussurro e la
calunnia.
Ed ancora
fratelli miei
come possiamo
non considerare
la cattiva
comunicazione
che deriva da
coloro che
millantano di
essere ciò che
non sono, da
quel calderone
ribollente e
ributtante da
cui emergono
Iniziatori,
spesso in virtù
di patenti
fittizie o
prezzolate
provenienti da
altri paesi, che
propongono
strani connubi
fra martinismo e
pratiche che con
esso non hanno
niente a che
vedere? Fratelli
miei dobbiamo
essere convinti
che di ognuna di
queste
imperfette e
malevole
comunicazioni il
danno che riceve
l'Ordine
Martinista
Spirituale, che
tutti ci
accoglie e tutti
ci lega, è
immenso, ed
altrettanto
devastante è il
danno nei
confronti di
quei semplici
che cercandoci
non ci trovano e
non ci
troveranno in
quanto storditi
ed accecati da
questi fuochi
fatui.
Fratelli
ricordiamoci che
non vi è
corretta
informazione,
senza sana
formazione, e
non vi è sana
formazione se i
discepoli e i
maestri non sono
valutati,
pesati,
considerati, in
virtù delle loro
reali e
sostanziali
qualità, e non
in virtù del
comodo e della
convenienza del
momento. In
quanto monaci
combattenti
legati all'amore
del Vero e della
Fratellanza
dobbiamo
costantemente
impegnarci che
la maldicenza,
il pettegolezzo,
e gli empi,
siano posti
oltre i nostri
perimetri sacri,
in modo tale che
quanto fino
adesso è
avvenuto
nell'ombra,
possa essere
fumigato dalla
nostra sacra
volontà di
essere aderenti
ed ardenti
testimoni dei
valori del
martinismo.
Ecco quindi che
nostro compito,
che compito
della nascente
Fratellanza
Martinista
Italiana, è
quello di
garantire un
rivolo di acqua
pura, che sappia
dissetare la
curiosità di
colui che è
ancora profano,
e che sappia
snebbiare la
mente di quei
tanti associati
ed iniziati, che
seppur legati ai
nostri
venerabili
ordini, spesso
si lasciano
distrarre da
pericolose
sirene, o dalle
frasi roboanti
di quei tanti
mistagoghi. La
nostra fortuna è
quella di avere
qui riuniti i
figli spirituali
di Ventura e
Brunelli, in
modo da poter
andare oltre una
comunicazione
piatta, ed
anacronistica,
basata sulle
ragioni delle
proprie
filiazioni, a
discapito di
quelle altri, e
cercare di
parlare di cosa
sostanzialmente
hanno da
proporre i
nostri Ordini a
colui che cerca
un'alternativa
alla decadenza
del mondo
contemporaneo.
Amici miei cosa
importa ad un
giovane di oggi
degli errori di
Umani Maestri
oramai passati
oltre il velo?
Non sarà invece
interessato a
quanto il
Martinismo
Italico ha da
dire ed offrire
sotto un profilo
di crescita
filosofica e
spirituale, e
degli strumenti
di Laboriosa
Opera
disponibili ?
Possibile che
dobbiamo morire
di aforismi,
estratti,
masturbazioni
intellettuali
attorno a quanto
da altri detto o
scritto? Perchè
se così è,
allora dobbiamo
constatare che
vi sono altri
che lo sanno
fare meglio, che
hanno costruito
attorno alla
verbosità del
tutto dire e
niente fare
miglior
caseggiato del
nostro. In una
realtà che
pretende essere
Ordine
Iniziatico
dobbiamo saper
comunicare ben
altro che la
fuga in sintesi
precotte e
predigerite
oramai da oltre
un secolo.
Dobbiamo però
doverosamente
chiederci in
cosa risiede il
messaggio
martinista.
Risiede forse in
una serie
infinita di date
storiche e di
personaggi ?
Risiede forse
nella certosina
archiviazione di
bolle e patenti?
Risiede forse
nella strenua
enunciazione di
rituali in se e
per se freddi se
non animati da
amore ? Oppure
dietro ogni
messaggio vi è
un'identità che
cerca di
comunicare ? In
una società come
la nostra oramai
incamminata
sulla via della
dissoluzione di
ogni elemento
simbolico
tradizionale,
dove il
relativismo
morale e
l'incertezza
sociale sono
assunti a nuovo
modello di
sviluppo ed
orientamento,
dobbiamo
rappresentare
quell'ultimo
baluardo della
tradizione
occidentale,
della nostra
sacra identità
che ci ha
permesso di
coniugare la
filosofia greca,
con il diritto
dell'impero
romano, e la
spiritualità del
mediterraneo.
Dobbiamo offrire
una nuova
pedagogia basata
sul solerte
lavoro
interiore,
sull'amore
dell'unione con
il divino che in
noi alberga, e
sul sacrificio
per i fratelli e
le sorelle in
difficoltà.
Senza niente
attendersi che
non la
nobilitazione
interiore che
arriva non da
facili promesse,
o da vuoti pezzi
di carta, ma dal
cambiamento che
nasce
dall'esperienza
di una vita
consapevolmente
vissuta. La
nostra
comunicazione
deve fondarsi
quindi
sull'Orgoglio e
l'Identità di
ciò che siamo,
senza cedere al
compromesso del
tutto
raccogliere, per
niente urtare. I
nostri maestri
passati non
erano TEOSOFI,
non erano
astratti
spiritualisti,
non erano
PAGANI, ma Louis
Cloude de Saint
Martin,
Willermoz,
Martinez, e
Papus erano
esoteristi,
mistici e
teurghi
CRISTIANI, e in
tale corrente
spirituale
trovano ragion
d'essere i
nostri rituali,
i simboli
preposti e
proposti, e la
nostra reale
iniziazione, e
non certo in
strambi fritti
misti che ogni
tanto mi intendo
di ascoltare.
Questo va
proposto, questo
va comunicato,
perchè questo
siamo, e se non
siamo questo non
siamo altro che
alberi divelti
dal suolo,
pronti a marcire
in preda al
tempo vorace.
Ecco quindi il
mio sogno, ecco
quindi la mia
volontà, ecco
quindi quanto
cercherò di
trasmettere
all'interno di
questa nuova
fratellanza, il
coraggio e la
volontà di
andare oltre le
nostre maschere,
di uscire dai
nostri
perimetri, di
divulgare, di
informare e di
formare, in modo
che dopo questo
triste autunno
della nostra
società
declinante, e
passato
l'inverno che
verrà, la luce
non sia andata
perduta, ma
trasmessa ad una
nuova
generazione
MIGLIORE E
MAGGIORMENTE
CONSAPEVOLE DI
QUANTO NOI
SIAMO. Per
ottenere ciò,
per non ricadere
nell'immobilismo
del passato, per
dare un forte
segnale di
rinnovamento e
di azione,
dobbiamo rompere
i vecchi schemi.
In modo da
portare luce e
vento di
rinascita nelle
nostre polverose
stanze, in
quanto Amici
miei siamo alla
fine giunti al
terzo millennio
e non è
possibile
ripercorrere
strade vetuste,
anacronistiche,
e che hanno già
dimostrato
limiti e
fallimenti nel
passato.
Pensando alla
nascente
Fratellanza
Martinista le
nostre necessità
sono quelle di
costituire
un'Accademia
degli Studi
Martinisti, una
rivista sorretta
da un comitato
scientifico e
filosofico, di
una segreteria
ampia e solida
che sia di
stimolo per
tutto il mondo
martinista
italiano, la
nascita di
un'unica Sovrana
Loggia della
Maestranza, e la
costituzione di
gruppi di studio
attorno a quelli
che sono i
fondamentali
della nostra
scienza sacra.
Tale
architettura ci
permetterà di
poter essere
autorevoli
referenti in
mezzo a questa
babele di voci
cacofoniche, in
mezzo a questi
mercanti del
vuoto.
Comunicazione è
anche messaggio,
e il nostro deve
essere
autorevole, deve
avere uno
spessore
iniziatico, deve
essere in grado
di dare risposte
a chi non
desidera
precipitare nel
vuoto della
modernità. I
Grandi Maestri
qui presenti, i
nostri fratelli
maggiori, hanno
dimostrato di
essere pronti a
sacrificare
ulteriormente se
stessi, per
accogliere un
progetto più
ampio di
servizio per noi
tutti, per la
nostra
tradizione, per
permettere la
costituzione di
una fratellanza
Reale e
Significativa.
Questo sarà il
nostro
messaggio, la
nostra forza, la
nostra
rinascita.
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