Tradizione,
Iniziazione,
Sincretismo e
Nuove Forme di
Spiritualità
di Alessandro
Orlandi

La rivoluzione
dei mezzi di
comunicazione
che si è
verificata
nell’ultimo
secolo ha senza
dubbio influito,
e influirà,
sulle forme
della
spiritualità. La
radio, la
televisione,
Internet, le
fibre ottiche e
i satelliti
trasportano
istantaneamente
parole,
immagini, suoni,
azioni (si pensi
a musicisti che
suonano insieme
trovandosi in
città diverse, a
medici che
operano a
distanza etc..)
ed emozioni da
una parte
all’altra della
Terra. Secondo
l’antico mito
della Torre di
Babele, in un
tempo lontano,
gli uomini
pregavano Dio
con uno stesso
linguaggio e fu
solo dopo che le
lingue vennero
confuse e
moltiplicate che
ogni popolo
forgiò immagini
diverse per
immaginare la
divinità e riti
diversi per
adorarla. Ogni
vera Queste
spirituale è un
cammino per
risalire dalla
molteplicità
all’unità, per
riunire ciò che
è disperso.
Dicevamo che c’è
da aspettarsi,
nel corso del
secolo che è
appena
cominciato, che
la rivoluzione
dei mezzi di
comunicazione
finisca col
favorire la
nascita di nuove
forme di
spiritualità
capaci di
unificare masse
di persone
provenienti da
realtà culturali
e geografiche
lontanissime tra
di loro. Né le
montagne, né gli
oceani, né la
mera distanza
spaziale o le
differenze
linguistiche e
culturali sono
più sufficienti
a determinare
“sistemi
chiusi”,
impermeabili
alle influenze
esterne.
Certo, fino ad
oggi la sola
forma di culto
che abbia fin
qui assunto le
caratteristiche
dell’universalità
è la Pubblicità,
l’adorazione dei
beni di consumo
e delle immagini
ipostatizzate
degli uomini e
delle donne “di
successo”, di
coloro che
possiedono gli
“status symbol”
e con cui tutti
vorrebbero
identificarsi.
Nulla,
apparentemente,
è più lontano
dalla
spiritualità e
dalla tensione
verso il sacro,
eppure è la
Pubblicità ad
orientare i
desideri e gli
orientamenti di
milioni
(miliardi?) di
individui in
tutto il mondo,
a scandire le
loro vite e il
senso delle loro
scelte…Ogni sera
milioni di
famiglie, dalle
Favelas
brasiliane alle
baraccopoli
intorno al
Cairo, da
Greenwich
Village di New
York alla
periferia di
Bombay, dalle
verdi campagne
irlandesi ai
deserti
australiani, si
riuniscono
attorno al totem
- TV e, a
intervalli
regolari vengono
bombardate da
messaggi che
riguardano il
loro “dover
essere”, il modo
in cui dovranno
utilizzare il
loro denaro e le
loro energie,
disciplinare i
loro desideri e
la loro
sessualità…Ma
non lasciamo che
queste
considerazioni
ci inducano a
previsioni
pessimistiche
sul futuro,
esaminiamo,
invece, ciò che
è visibile oggi,
ciò che sta già
accadendo. Un
viaggio nella
spiritualità
contemporanea
non può che
cominciare dalle
grandi
religioni:
Cristianesimo,
Ebraismo,
Buddhismo,
Induismo, Islam.
Tutte queste
tradizioni hanno
avuto origine,
in una
determinata
epoca storica,
da un uomo che
aveva realizzato
in sé l’unità
col cosmo e con
Dio, che ritenne
di trasmettere i
suoi
insegnamenti ad
alcuni
discepoli.
Nell’induismo,
la più antica
delle grandi
religioni,
l’origine dell’
insegnamento
tradizionale
viene attribuita
a più “Avatar”,
incarnazioni di
Vishnu e della
divinità, anime
liberate e
illuminate che
appaiono sulla
Terra ogni volta
che si conclude
un ciclo e ne
comincia un
altro, per
rinnovare le
parole
dell’insegnamento
ed adattarle ai
tempi. Gli
aspetti più
profondi
dell’insegnamento
tradizionale,
quelli che hanno
il potere di
trasformare chi
li ascolta,
richiedono una
Iniziazione, una
trasmissione
carismatica, da
uomo a uomo, di
una influenza
spirituale.
Questa
trasmissione non
può avvenire
sempre e
comunque, ma può
verificarsi solo
in tempi e
luoghi
opportuni,
quando il
neofita è pronto
a riceverla.
Connessa
all’iniziazione
è la cosiddetta
successione
iniziatica.
Definita in
India con il
termine
sanscrito:
parampara, dai
tibetani
abisheka, dagli
ebrei
shalsheleth,
dagli arabi
silsillah, in
ambito cristiano
cattolico e
ortodosso
consiste nella
successione
apostolica.
La successione
può essere
considerata come
un fenomeno
complesso, che
si realizza
attraverso il
concorso di due
elementi
fondamentali. Il
primo elemento
consiste nella
trasmissione,
nel passaggio
rituale di un
determinato tipo
di energia da un
soggetto a un
altro; il
secondo, nel
manifestarsi
nell'iniziato di
un nuovo modo di
essere,
avvertito come
un habitus
pressoché
costante.
L'assunzione di
tale habitus
viene
considerata come
conferimento di
un carattere,
ossia come un
segno indelebile
dell'avvenuta
successione. Si
tratta di una
considerazione
che ci porta a
parlare del
collegamento con
la sorgente
stessa
dell'energia che
viene trasmessa
(dynamis). Nel
cristianesimo,
ad esempio, tale
argomento viene
trattato in At
1,8; Cor 6,14:
la potenza del
Verbo è
comunicata per
mezzo dello
Spirito e la sua
origine viene
qualificato da
san Paolo come
“compiuta in
eterno” (Eb
2,10; 5,9;
7,28). Diamo ora
alcuni esempi di
successione
iniziatica
presso le grandi
religioni:
Nell'induismo
In India, fin
dal periodo
vedico, si
pratica una
iniziazione o
consacrazione
,chiamata diksha
(= desiderio di
donare), la
quale legittima
ad operare nel
sacro.
L'iniziato
diventa un
consacrato
mediante la
trasmissione di
influenze
spirituali da
parte del
maestro, miranti
alla sua moksha
( =
liberazione).
L'India conosce
linee di maestri
spirituali dei
vari sentieri
religiosi, che
si potrebbero
dire dinastiche.
Viene trasmessa
da un maestro
all’altro non
solo la dottrina
esteriore,
scritta o
insegnata, ma
anche la shakti,
ossia l'energia
spirituale,
simile a un
fuoco che si
propaga da
fiamma a fiamma.
Questa
operazione
sacra, se così
possiamo
definirla,
avviene mediante
dei rituali e la
pronuncia del
mantra sacro,
quella parola
particolare
consegnata
all'adepto, la
quale può
trasformarlo
mediante la sua
ripetizione
continua. Per
questo motivo,
il mantra è
considerato come
una parola
potente, in
grado, cioè, di
realizzare il
suo significato.
NeI buddhismo
Anche nel
sentiero aperto
dal Buddha (563
- 483 a.C.), la
successione
sacra viene
definita diksha,
intesa come
trasmissione
della stessa
influenza
spirituale, la
shakti, emanata
dalla
illuminazione
del suo
fondatore.
L'inserimento
nella comunità
monastica sangha,
dei discepoli
dell'Illuminato,
avviene mediante
un rito di
aspersione di
acqua abisheka e
altri rituali
vari. E’
importante che
il monaco sia
accompagnato per
diversi anni da
un anziano
maestro, esperto
nelle dottrina
Abhidamma e
nella
meditazione
Bhavana, che gli
comunica
l'esperienza
spirituale.
Nel Giudaismo
Fino al periodo
della monarchia,
Israele non
conobbe un
sacerdozio
istituzionalizzato,
ma affidò il
ruolo di custodi
delle cose sacre
a uomini che
erano in
relazione con i
santuari o con
l'arca, di cui
erano guardiani
o inservienti.
Essi non
officiavano
sacrifici ma,
piuttosto,
vaticinavano
oracoli in nome
di Dio. Questa
funzione
oracolare,
basata sulla
risposta
affermativa o
negativa con
l'uso degli urim
e thummin,
poteva
svilupparsi
presso i
santuari (l Sam
22, 10.13.15), o
anche lontano da
essi
(l Sam
14,18.36-42).
Tale situazione
avvicinava
questi uomini a
quelli
dell'antico
oriente,
sacerdoti e
veggenti
insieme. Il
sacerdozio vero
e proprio, si
andrà
costituendo in
Israele nel
periodo mosaico.
In questa epoca,
Aronne fu
consacrato
sacerdote e la
tribù di Levi fu
designata per
officiare il
culto
sacerdotale,
come viene
riferito nel
libro del
Levitico.
Successivamente,
al tempo di
David,
l’istituzione
dell’ordine
sacerdotale
verrà regolata
da norme più
precise, che
avranno
carattere
definitivo con
Salomone,
all’epoca della
costruzione del
Tempio (970-931
a. C). Si
costituì a quel
tempo una
gerarchia
composta di
leviti e
sacerdoti con il
Sommo Sacerdote
al suo vertice.
Mentre i leviti
venivano
consacrati con
l'imposizione
delle mani, i
sacerdoti
ricevevano
l'unzione sul
capo. Con la
distruzione del
Tempio ad opera
di Tito nel 70
d. C. il
sacerdozio cessò
di esistere.
Nell'Islamismo
Dal punto di
vista ufficiale,
nell'Islam, non
vi è una vera e
propria
trasmissione dei
poteri sacri, né
possiede un
sacerdozio
istituzionalizzato.
L'autorità
religiosa e
politica dei
califfi emana
dalla parentela
carnale con il
profeta
Maometto.
Tuttavia esiste
in seno
all'Islam un
segno di
riconoscimento
che viene dato
al fedele. Di
questo segno, si
dice che non
abbia origine
umana, in quanto
sarebbe stato
dato al profeta
Maometto
dall'arcangelo
Gabriele. Questo
segno sarebbe
raffigurato da
una fiamma di
fuoco che si
sprigiona dalla
fronte di
Maometto. Da
questa fiamma
fluirebbero i
poteri
carismatici e
profetici
dell'inviato di
Dio. Questa
trasmissione,
non accettata
dall'Islam
ortodosso, è
praticata in
circoli e
ambienti
eterodossi.
Certo è che,
anche se dal
punto di vista
essoterico non
si può parlare
di una
successione
iniziatica vera
e propria
all'interno di
questa
religione, si
può parlare,
invece, di una
energia bàrakah,
fluida e
benefica, che
emana dai santi,
dai discendenti
di Alì e di
Fatimah e dai
reduci
pellegrini
provenienti
dalla Mecca,
poiché quel
luogo sacro è
ritenuto colmo
di bàrakah.
Accanto
all’insegnamento
essoterico, la
esh shariah, la
strada maestra
aperta a tutti,
l’Islam conosce
anche el
haquiqah, la
verità interiore
riservata a chi
ha la capacità e
le
qualificazioni
necessarie per
arrivare a
conoscerla. La
seconda via
viene concepita
come il nocciolo
e la prima come
la scorza del
medesimo
insegnamento. Il
percorso che
dalla shariah
essoterica
conduce
all’esoterica
haquiquah viene
denominato
tariquah, cioè
via o sentiero.
Percorrono tale
sentiero i Sufi,
i folli di Dio.
Guénon propone
come origine
etimologica
(controversa)
del termine sufi
la definizione:
colui che
conosce
attraverso Dio.
I sufi sono
considerati i
detentori della
vera sapienza
delle cose
divine. Tra di
essi esiste una
catena di
trasmissione
dell’influenza
spirituale, la
silsillah, (=
catena), in
mancanza della
quale non si da
iniziazione al
sufismo.
L’origine di
questa catena si
fa risalire
direttamente al
Profeta.
L’iniziazione,
la trasmissione
spirituale e la
consapevolezza
del punto
essenziale
dell'essere,
riposano
nell'istante,
nella rottura
cioè del tempo e
del livello di
coscienza
ordinario. E'
quello che
l'esperienza
biblica chiama
apertura dei
cieli o
all'improvviso:
“Nel trentesimo
anno ... presso
il fiume Kevar,
si aprì il cielo
e io ebbi delle
visioni divine”
(Ez 1,1); “Ecco
si aprirono i
cieli e Giovanni
vide lo Spirito
di Dio scendere,
in forma di
colomba, sopra
Gesù” (Mt 3,16);
“All'improvviso
verso
mezzogiorno
venne dal cielo
una luce
violenta e mi
avvolse nel suo
splendore”,
scrive san Paolo
(At 22,6).
Chi varca la
soglia entra nel
tempo senza
tempo e viene
introdotto alla
conoscenza delle
realtà
essenziali. E'
un’intuizione
folgorante, una
illuminazione,
una
consapevolezza
nuova che non ti
lascia più come
eri prima.
L'esperienza
dell'istante,
mettendo la
coscienza di
fronte a un
contatto
immediato, senza
schemi, con
l'Essere divino,
produce una
totale
inversione di
tutte le
valutazioni
umane, una
conoscenza
nuova. “Le
religioni
storiche, nate
da un istante di
rivelazione, nel
corso del tempo
vengono a
strutturarsi in
due tipi
differenti di
esperienza:
quella dell'uomo
legato al tempo,
con le sue
tendenze a
storicizzare gli
eventi e il
messaggio;
quella dell'uomo
che vive in un
istante il
contatto con il
tempo degli dei,
l’aion, che
ricollega eventi
e messaggio al
loro punto
eterno,
originario. Il
primo tipo dà
origine alla
religione di
formule, di
riti, di
interpretazioni
statiche, la
religione della
ripetizione; il
secondo
riaccende
continuamente la
vita dentro la
fissità delle
strutture, la
religione dello
Spirito
creatore. Nel
primo la memoria
è la monotona
ripetizione del
passato, nel
secondo la
memoria diventa
anamnesis,
riconduzione nel
tempo di ciò che
è nell'eternità,
perché il tempo
sia redento”.
La memoria
interiore e
vitale, così
potremmo
definire l'anamnesis,
deve essere
alimentata
costantemente
dall'istante
eterno e
dall'ispirazione
dall'alto
Coltivare
l'interiorità è
la via di
accesso per
rendere vivente
ciò che viene
comunicato e
condividerlo con
gli altri in
modo operativo,
non solo come
nozione appresa
passivamente. E’
allora possibile
evitare lo
scontro tra
tradizione
apostolica e
tradizione
profetica, tra
lex credendi e
lex orandi, o
tra teologia e
mistica.
L'esempio della
Chiesa d'Oriente
ci può aiutare,
poiché in essa
non c’è mai
stata una netta
separazione tra
teologia e
mistica, tra il
dogma e
l'esperienza
personale dei
misteri divini.
Gli insegnamenti
della teologia,
al contrario,
offrono il
terreno per
l'interiorizzazione
e conducono il
credente a
un'esperienza
più diretta e
personale del
divino.
L'espressione di
Giovanni “il
Verbo si è fatto
carne” (Gv 1,14)
indica la via
per riconciliare
l'aspetto
esoterico della
tradizione con
quello
essoterico, per
penetrare nel
“vero senso
occulto delle
Scritture” senza
fermarsi alla
scorza,
all'involucro,
al senso
letterale.
Accanto alle
grandi religioni
monoteiste
l’Occidente
conosce altre
tradizioni
“iniziatiche” di
tipo laico: la
Massoneria, il
Compagnonaggio,
il Martinismo.
Rispetto alle
grandi religioni
è più marcata la
differenza tra
la parte
essoterica
dell’insegnamento,
quella palese e
alla portata di
tutti, e quella
esoterica, che
può essere
impartita al
neofita solo
quando
l’iniziatore
ritiene che
siano verificate
alcune
condizioni
interiori, cioè
quando l’adepto
è “pronto”. La
trasmissione di
questi contenuti
non è solo una
trasmissione
orale, la
rivelazione di
concetti che
l’iniziando non
conosceva e che
gli vengono
rivelati, ma,
come nel caso
dei sacramenti
cristiani e
della
successione
apostolica,
soprattutto la
trasmissione
carismatica di
una influenza
spirituale,
destinata a
trasformare
profondamente
l’iniziato man
mano che egli
avanza nei gradi
iniziatici, fino
a quello di Gran
Maestro. Si può
ora mettere in
dubbio che la
“catena
iniziatica” si
sia interrotta
nel corso delle
turbolente
vicende storiche
che hanno
caratterizzato
sia la Chiesa
che la
Massoneria. Si
può,
legittimamente,
dubitare che
l’Occidente sia
ormai immerso in
una quasi totale
cecità
spirituale
perché tutte le
“catene
iniziatiche” in
grado di
trasmettere il
potere
trasformatore
dello Spirito
sono state
spezzate secoli
fa. Non ci
esprimeremo in
alcun modo su
questo punto non
sentendoci, tra
l’altro,
qualificati a
farlo. Scegliamo
di tacere per
ciò che riguarda
il Cristianesimo
e, in
particolare,
sulla Chiesa.
Per ciò che
riguarda la
tradizione
massonica
possiamo solo
osservare che,
alla fine del
XIX secolo,
soprattutto tra
la Francia e
l’Inghilterra,
ci fu uno
straordinario
proliferare di
società segrete
i cui iniziatori
sembravano aver
ricevuto dalla
sera alla
mattina
l’investitura
per creare nuovi
Ordini e nuove
Obbedienze.
Rinascono così i
Templari (e, per
di più, vari
ordini di
Templari), che
erano stati
spazzati via
dall’Inquisizione
dopo il rogo di
Jacques De Molay,
nasce un Ordine
dei Rosa Croce,
l’OTO e la
Golden Down, ad
opera di quel
controverso
personaggio che
fu Aleister
Crowley, mentre
altri, come i
francesi Papus e
Peladan (come
racconta con
deliziosa ironia
Alexandra David
– Neel), erano
delle vere e
proprie fucine
creatrici di
organizzazioni
iniziatiche.
Madame Blavatsky
, Annie Besant e
Alice Bailey
attribuiscono a
se stesse e alla
neonata Società
Teosofica
conoscenze che
hanno consentito
loro di
sbirciare sotto
il Velo di
Iside, una dea
il cui motto era
invece: Nessuno
guarderà mai
sotto il mio
peplo. Ognuno
degli Ordini
nati in modo più
o meno
controverso nel
XIX secolo
aspirava ad
essere l’unico a
mantenere ancora
una catena
iniziatica
ininterrotta e
l’impressione di
caos babelico
suscitata dal
loro proliferare
non è certo
mitigata dal
fatto che la
Massoneria vera
e propria abbia
conosciuto una
serie di
fratture e
divisioni al suo
interno,
talvolta
determinate da
polemiche
inerenti il
rituale e la
necessità o
impossibilità di
ammettere le
donne
nell’Ordine,
talaltra legate
a pura e
semplice lotta
per il potere.
Certo, più che
il motto isiaco:
“riunire ciò che
è disperso”, che
caratterizza
ogni ricerca
spirituale, la
divisa che più
si attaglia a
una simile
situazione è:
“disperdere ciò
che è unito”…
Questa tendenza
ottocentesca al
“fai da te” si
accentua
moltissimo nel
corso del secolo
scorso e dopo la
metà del ‘900
c’è una
straordinaria
proliferazione
di Maestri e di
sette che
promettono la
salvezza eterna
ai loro adepti
ed offrono loro
una famiglia, un
sicuro rifugio,
una
interpretazione
del mondo
onnicomprensiva,
che consente di
suddividere
l’intera umanità
in “noi” e
“loro”, delle
ricette semplici
e di immediata
attuazione che
costituiscono
una scorciatoia
per la
realizzazione di
Sé.
Ci riferiamo ai
Dianetici di
Scientology, al
gruppo di
Damanhur, a
Cleargreen, agli
arancioni di
Rainhesh, alla
Wicca, al gruppo
Raeliano, ai
buddhisti
transfughi dalla
Soka Gakkai
giapponese, alla
scuola di
Gurdjeff, alle
sette neopagane,
che celebrano i
Solstizi e
vorrebbero
rinnovare i
Misteri della
Magna Mater o
quelli di
Dioniso e di
Mithra, a
migliaia di
altre sette
diffuse in
America e in
Europa. Spesso
gli insegnamenti
di queste sette
e di questi
maestri sono
caratterizzati
da una sorta di
Milk Shake di
frammenti presi
dagli
insegnamenti e
dalle tradizioni
più disparate,
orientali e
occidentali.
L’Astrologia, il
Karma degli Indù
e dei Buddhisti,
la
Reincarnazione,
la Legge eterna
di causa ed
effetto
enunciata da
Buddha nel Sutra
del Loto, gli
insegnamenti
spirituali
caratteristici
di alcune arti
marziali
orientali, il
pantheon di
Angeli e Demoni
descritto da
alcuni apocrifi
della Bibbia,
come il Libro di
Enoch, gli
scritti del
“Corpus
Hermeticum”
attribuiti ad
Ermete
Trismegisto, gli
insegnamenti
magici di
Agrippa Von
Netthesheim e di
altri maghi
rinascimentali,
la visionarietà
neoplatonica di
Giordano Bruno,
la preghiera
esicastica, lo
Yoga kundalini e
la meditazione
trascendentale,
le tecniche
tantriche e
taoiste di
trattenimento
del seme, gli
esagrammi dei
Ching, il
simbolismo dei
Tarocchi e delle
Rune, le
tecniche cinesi
del Feng Shui
per individuare
correnti
positive e
negative negli
edifici, il
channeling,
alcuni riti di
rigenerazione
degli Indiani di
America,
l’ipnosi
regressiva,
tutto ciò e
molto altro,
confluisce in un
unico calderone
e le figure del
caleidoscopio
formano immagini
diverse a
seconda del
Maestro che
impartisce
“l’insegnamento
segreto”.
Questa miscela,
già di per se
piuttosto
indigesta, viene
arricchita da
paragoni e
metafore
improprie,
tratte dalla
scienza moderna,
con una
particolare
predilezione per
la fisica delle
particelle
(molti citano
Fritjof Capra
senza averlo
letto) e per i
modelli
matematici più
complessi, come
la teoria del
Caos, la teoria
delle Catastrofi
di Thom o la
teoria dei
Frattali.
Intendiamoci,
nessuno vuole
svalutare o
ridurre queste
forme di
spiritualità
che, nel loro
complesso, hanno
preso il nome di
New Age. In un
articolo
ispirato (se non
redatto
direttamente)
dall’allora
cardinale
Ratzingher,
vengono
stigmatizzate
tutte le forme
di New Age
intese come
altrettante
occasioni per
allontanarsi
dalla Verità.
Chi si lascia
sedurre da
siffatti
insegnamenti,
viene detto, è
condotto, lungo
falsi sentieri,
a perdere se
stesso. Il
redattore
dell’articolo
afferma di
vedere solo un
lato positivo
nel proliferare
della New Age:
la forte
tensione di
grandi masse
verso la
spiritualità e i
suoi simboli,
un’istanza, egli
dice, che la
Chiesa deve
saper
interpretare,
raccogliendo la
sfida e vincendo
la difficile
battaglia contro
la seduzione
esercitata dalle
false dottrine.
Pur non cadendo
nella trappola
di un esasperato
relativismo, a
differenza del
Pontificio
Consiglio,
abbiamo il
massimo rispetto
per l‘idea che
la verità possa
esprimersi con
una pluralità di
forme possibili,
e, quindi, non
ce la sentiamo
di dare o
togliere a
questo o
quell’insegnamento
New Age patenti
di credibilità e
di affidabilità.
Certo, alcune di
queste sette New
Age chiudono la
loro esistenza
con delle
tragedie, come
nel caso dei
suicidi
collettivi della
setta del
reverendo Jones
e degli adepti
del Tempio del
Sole (per tacere
dei gruppi di
sedicenti
satanisti
disseminati in
Europa ed
America).
La cosa che ci
preme di
sottolineare qui
è che, a
differenza delle
grandi
religioni, della
Massoneria e
degli altri
Ordini
spirituali di
tipo laico, le
sette New Age
non prevedono
alcuna catena
iniziatica,
alcuna
trasmissione
ininterrotta
dell’insegnamento;
oppure i loro
iniziatori, o
Maestri, si
attribuiscono
arbitrariamente
la facoltà di
trasmettere agli
iniziati una
influenza
spirituale
“ricevuta
direttamente
dall’alto”,
assieme alle
qualifiche che
ne derivano. Ma
nessun nuovo
Avatar è ancora
disceso sulla
Terra. Chi
scrive ha
sperimentato un
contatto diretto
con quasi tutte
le sette new Age
nominate fin
qui, traendo da
ognuna di queste
esperienze
qualche utile
insegnamento, ma
non potrebbe mai
giurare che
questo contatto
sia consistito
in una
“influenza
spirituale”…L’impressione
generale che si
ricava dal
contemplare
l’evoluzione dei
fenomeni New Age
in Occidente è
che si tratti di
Prove Generali,
come se l’Omaso
e l’Abomaso, gli
stomaci
dell’Inconscio
Collettivo,
stessero
triturando e
ruminando i
contenuti degli
insegnamenti
spirituali degli
ultimi 2000 anni
per trasformarli
in
qualcos’altro.
Non è forse
sbagliato
ipotizzare che
potremmo essere
alla vigilia
della nascita di
una inedita
forma di
religiosità, di
un insegnamento
che si rivolgerà
indifferentemente
ai banchieri
della City e
agli aborigeni
australiani, ai
sofisticati
filosofi della
Sorbona e ai
diseredati della
Terra, alle
nazioni che
detengono quasi
tutta la
ricchezza del
mondo e a quelle
in cui sono
endemiche la
fame e la
carestia. Se
questo avverrà,
si tratterà di
un insegnamento
che conterrà,
sminuzzati al
suo interno, i
contenuti di
quasi tutte le
forme di
spiritualità che
si sono
avvicendate nel
tempo sia in
Oriente che in
Occidente. Ma
non si tratterà
di qualcosa di
complicato. Il
mondo moderno è
minacciato dal
riscaldamento
globale,
dall’inquinamento,
da un rapporto
malato con le
merci, che
determina una
insensata
bulimia, un
consumo smodato
di beni inutili
e il minaccioso
accumularsi di
detriti
destinati a
seppellirci. La
volontà di
potenza ha
armato la mano
delle nazioni
che reggono i
nostri destini
con armi in
grado di
distruggere per
sempre, e varie
volte, la Terra.
Solo un
cambiamento
radicale della
percezione che
abbiamo di noi
stessi e del
mondo potrà
salvarci. Se un
nuovo
insegnamento
farà irruzione
sulla nostra
linea
dell’orizzonte,
esso si
esprimerà con
parole dirette e
inequivocabili,
in grado di
determinare in
chi ascolta una
trasformazione
irreversibile. E
forse i veicoli
di questa
rivoluzione
saranno proprio
Radio,TV e
Internet .