Premessa
Teosofia e
teosofismo
Dobbiamo innanzi
tutto
giustificare il
termine inusuale
che costituisce
il titolo del
presente studio:
perché
"teosofismo" e
non "teosofia"?
Dato che, per
quanto ci
riguarda, questi
due termini
designano due
cose parecchio
differenti,
occorre
dissipare,
persino a costo
di un neologismo
o di ciò che può
sembrare tale,
la confusione a
cui induce
naturalmente la
similitudine dei
due termini.
Ciò, dal nostro
punto di vista,
è tanto più
importante in
quanto certe
persone hanno,
al contrario,
tutto
l'interesse a
mantenere tale
confusione, per
far credere ad
un loro
collegamento con
una tradizione,
alla quale in
realtà essi non
possono
legittimamente
ricollegarsi;
cosa del resto
valida per tanti
altri.
In effetti,
molto tempo
prima della
creazione della
Società
cosiddetta
Teosofica, il
termine teosofia
era una,
denominazione
comune a
dottrine
alquanto
diverse, ma
facenti tutte
parte di una
stessa tipologia
o almeno
derivanti dallo
stesso complesso
di indirizzi; è
opportuno dunque
soffermarsi sul
significato che
tale termine ha
storicamente.
Senza cercare di
approfondire,
qui, la natura
di tali
dottrine,
possiamo dire
che esse hanno
come elementi
comuni e
fondamentali
delle concezioni
più o meno
strettamente
esoteriche, di
ispirazione
religiosa o
almeno mistica,
benché, senza
dubbio, di un
misticismo un
po' speciale, e
si richiamano ad
una tradizione
propriamente
occidentale la
cui base è
sempre, sotto
una forma o
l'altra, il
Cristianesimo.
Tali sono, per
esempio, le
dottrine di
Jacob Böhme, di
Gichtel, di
William. Law, di
Jane Lead, di
Swedenborg, di
Louis-Claude de
Saint-Martin, di
Eckartshausen;
senza con questo
pretendere di
offrire un
elenco completo,
ma limitandoci a
citare qualche
personaggio fra
i più
conosciuti.
Ora,
l'organizzazione
che si chiama
attualmente
"Società
Teosofica", di
cui qui
intendiamo
occuparci
esclusivamente,
non dipende da
nessuna scuola
che si
ricolleghi,
neanche
indirettamente,
ad alcuna di
tali dottrine;
la sua
fondatrice, M.me
Blavatsky, ha
solo potuto
avere una
conoscenza più o
meno completa
degli scritti di
alcuni teosofi,
in particolare
di Jacob Böhme,
e da qui
attingere alcune
delle idee che
inserirà nelle
sue opere,
insieme a
moltissimi altri
elementi della
più diversa
provenienza; ma
questo è tutto
quello che è
possibile
ammettere nei
riguardi di un
presunto
collegamento.
In generale, le
teorie più o
meno coerenti
che sono state
enunciate e
sostenute dai
capi della
Società
Teosofica non
hanno alcuno dei
caratteri che
noi abbiamo
indicati, a
parte il preteso
esoterismo: esse
si presentano,
d'altronde
falsamente, come
aventi
un'origine
orientale e se
si è pensato
bene, dopo un
certo tempo, di
ricollegarle ad
uno
pseudo-cristianesimo
di una natura
alquanto
particolare, non
è men vero che
la loro
primitiva
tendenza era, al
contrario,
palesemente
anticristiana.
"Nostro scopo -
diceva allora
M.me Blavatsky -
non è di
restaurare
l'Induismo, ma
di cancellare il
Cristianesimo
dalla faccia
della terra" 1.
Le cose sono
così cambiate,
da allora, come
le apparenze
potrebbero far
credere? Il
tutto induce,
come minimo, a
diffidare, dato
che la grande
propagandista
del nuovo
"Cristianesimo
Esoterico" è
M.me Besant, la
stessa che
scrisse a suo
tempo che
occorreva
"innanzi tutto
combattere Roma
ed i suoi preti,
lottare ovunque
contro il
Cristianesimo e
scacciare Dio
dai Cieli" 2.
Senza dubbio, è
possibile che la
dottrina della
Società
Teosofica e le
opinioni della
sua attuale
presidentessa si
siano "evolute",
ma è possibile
anche che il suo
neo-cristianesimo
non sia altro
che una
copertura,
poiché quando si
tratta di simili
ambienti bisogna
aspettarsi di
tutto.
Riteniamo che il
presente studio
dimostrerà a
sufficienza
quanto si
avrebbe torto a
rimettersi alla
buona fede di
persone che
dirigono o
ispirano
movimenti come
quello di cui si
tratta.
Comunque, a
parte tale,
considerazione,
possiamo fin
d'ora dichiarare
nettamente che
fra la dottrina
della Società
Teosofica, o
almeno fra
quello che viene
offerto come
tale, e la
Teosofia, nel
vero significato
del termine, non
vi è
assolutamente
alcuna
filiazione,
neppure
solamente
ideale. Si
devono dunque
rigettare come
chimeriche le
affermazioni che
tendono a
presentare
questa Società
come la
continuatrice di
altre
associazioni
tipo la "Società
di Filadelfia",
che è esistita a
Londra verso la
fine del XVII
secolo 3 e alla
quale si ritiene
appartenesse
Isaac Newton; o
la
"Confraternita
degli Amici di
Dio" che si dice
sia stata
istituita in
Germania, nel
XIV secolo, dal
mistico Jean
Tauler, nel
quale alcuni
hanno voluto
vedere, non
sappiamo bene
perché, un
precursore di
Lutero 4. Tali
affermazioni
sono forse
ancora meno
fondate, e non è
dir poco, di
quelle con le
quali i
teosofisti si
sforzano di
rifarsi ai
neoplatonici 5,
con il pretesto
che M.me
Blavatsky ha
effettivamente
adottato alcune
frammentarie
teorie di tali
filosofi, senza
per altro averle
assimilate
veramente.
Le dottrine, in
realtà tutte
moderne, che
propugna la
Società
Teosofica sono
talmente
differenti,
sotto quasi
tutti gli
aspetti, da
quelle a cui si
dà
legittimamente
il nome di
Teosofia, che si
potrebbero
confondere le
une con le altre
solo per
malafede o per
ignoranza:
malafede da
parte dei capi
della Società,
ignoranza della
maggior parte
dei seguaci ed
anche, bisogna
dirlo, di taluni
dei loro
avversari che,
poco
sufficientemente
informati,
commettono il
grave errore di
prendere sul
serio le loro
asserzioni e di
credere, per
esempio, che
essi
rappresentino
l'autentica.
tradizione
orientale,
allorché invece
non ne
rappresentano
alcuna.
La Società
Teosofica, come
si vedrà, deve
la sua
denominazione a
delle
circostanze del
tutto fortuite,
senza le quali
essa ne avrebbe
avuto un'altra
del tutto
diversa, di modo
che i suoi
membri non sono
affatto dei
Teosofi, ma
sono, al
massimo, dei
teosofisti.
Del resto, la
distinzione fra
questi due
termini,
"Teosofi" e "Teosofisti",
è adottata
correntemente in
inglese, ove è
il termine "Teosofism"
ad essere usato
per indicare la
dottrina di
questa Società;
noi riteniamo
che l'uso di
tale termine sia
così importante
da doverlo
mantenere anche
in francese (e
in italiano -
n.d.t. -),
malgrado ciò che
può esservi di
strano; è questo
il motivo per
cui abbiamo
ritenuto di
dover innanzi
tutto chiarire
le ragioni per
le quali non si
tratta solo di
una semplice
questione di
termini.
Abbiamo parlato
come se vi fosse
veramente una
dottrina
teosofista ma, a
dire il vero, se
si considera il
termine dottrina
nel suo
significato più
vero o se si
vuole
semplicemente
indicare
qualcosa di
valido e di ben
definito,
bisogna
convenire che
essa non ne ha
alcuno.
Ciò che i
teosofisti
presentano come
loro dottrina
appare, ad un
esame appena
serio, come
qualcosa piena
di
contraddizioni;
per di più da un
autore
all'altro, e
talvolta presso
lo stesso
autore, vi sono
delle
considerevoli
variazioni,
anche su dei
punti che sono
riconosciuti
come i più
importanti. Si
possono
soprattutto
distinguere,
sotto questo
aspetto, due
periodi
principali,
corrispondenti
l'uno alla
direzione di
M.me Blavatsky e
l'altro a quella
di M.me Besant;
è vero che i
teosofisti
moderni cercano
frequentemente
di dissimulare
le
contraddizioni,
interpretando a
loro modo il
pensiero della
loro fondatrice
e pretendendo
che questo sia
stato mal
compreso
dall'inizio, ma
il disaccordo
non è per questo
meno reale.
Si capirà senza
fatica che lo
studio di tali
teorie così
inconsistenti
non può, quasi
mai, essere
separato dalla
storia della
Società
Teosofica ed è
per questo che
noi non abbiamo
ritenuto di
sviluppare
questo studio in
due parti
distinte, l'una
storica e
l'altra
dottrinale, come
sarebbe stato
naturale in
tutt'altre
circostanze.
Note
l. Dichiarazione
fatta ad Alfred
Alexander e
pubblicata in
The Medium and
Daybreak,
Londra, genn.
1893, p. 23.
2. Discorso di
chiusura al
Congresso dei
Liberi Pensatori
tenutosi a
Bruxelles nel
sett. 1880.
3. La Clef de la
Tbéosophie, di
H.P. Blavatsky,
p. 25 della
traduzione
francese di H.
de Neufville.
Per le citazioni
contenute in
questo studio ci
rifaremo sempre
a questa
traduzione.
4. Modern World
Movements, del
dr. J.D. Buck,
in Life and
Action, Chicago,
maggio-giugno
1913.
5. La Clef de la
Théosophie, pp.
4-13.
Conclusione
In questo studio
abbiamo voluto
fare soprattutto
opera di
informazione,
raccogliendo a
questo scopo una
documentazione i
cui elementi,
fino ad oggi,
potevano
trovarsi solo
sparsi un po'
dappertutto;
alcuni di questi
erano anche
difficilmente
reperibili per
coloro che non
fossero stati
favoriti, nelle
loro ricerche,
da circostanze
un po'
particolari.
Per quanto
riguarda le
dottrine, se a
causa della loro
inconsistenza
fin troppo
evidente non
abbiamo ritenuto
utile
soffermarci più
a lungo di
quanto abbiamo
fatto e se ci
siamo limitati a
fornire
soprattutto
delle citazioni,
è perché
pensiamo, al
pari di un altro
dei loro
avversari, che
"il mezzo più
sicuro per
confutarle è
quello di
esporle
brevemente,
lasciando poi
parlare i loro
stessi maestri"
1; noi
aggiungiamo che
il mezzo
migliore per
combattere il
teosofismo
consiste, a
nostro avviso,
nell'esporre la
sua storia così
com'è.
Possiamo dunque
lasciare al
lettore il
compito di
trarre da sé
tutte le
conclusioni che
è fin troppo
facile ricavare,
dal momento che
abbiamo
sicuramente
detto tanto da
permettere a
chiunque abbia
avuto la
pazienza di
seguirci fin
qui, di
esprimere sul
teosofismo un
giudizio
definitivo.
A tutti coloro
che sono liberi
da preconcetti,
il teosofismo
apparirà
probabilmente
più come uno
scherzo di
cattivo gusto
che come una
cosa seria, ma
sfortunatamente
questo scherzo
di cattivo
gusto, lungi
dall'essere
inoffensivo, ha
fatto molte
vittime e
continua a farne
sempre di più
(secondo M.me
Besant, la
Società
Teosofica
propriamente
detta, senza
contare le sue
innumerevoli
organizzazioni
ausiliarie,
contava, nel
1913, 25000
membri attivi)
2; ed è questa
la ragione
principale che
ci ha convinti
ad intraprendere
il presente
lavoro.
D'altronde,
occorre notare
che la storia
della Società
Teosofica non è
priva, in se
stessa, di
interesse,
poiché è
parecchio
istruttiva sotto
diversi aspetti;
essa solleva
anche delle
questioni poco
conosciute che
noi abbiamo
potuto indicare
solo di
sfuggita, in
quanto che per
trattarle in
maniera appena
approfondita,
avremmo dovuto
affrontare
considerazioni
che superano di
molto
l'intendimento e
la portata
dell'argomento
che abbiamo
inteso
specificatamente
presentare.
La nostra
trattazione non
ha la pretesa di
essere
assolutamente
completa sotto
tutti i punti di
vista ma, così
com'è, è
largamente
sufficiente per
informare
pienamente le
persone di buona
fede e per
permettere ai
teosofisti di
rendersi conto
che noi siamo
perfettamente
informati sulla
maggior parte
dei particolari
della loro
storia; al tempo
stesso possiamo
loro assicurare
che conosciamo
come loro, ed
anche meglio di
molti fra loro,
il contenuto
delle loro
teorie.
Potrebbero
dunque fare a
meno di
riprendere
contro di noi il
rimprovero di
"ignoranza" che
hanno
l'abitudine di
indirizzare ai
loro avversari,
poiché è
all'"ignoranza"
che generalmente
attribuiscono
gli attacchi di
cui è oggetto la
loro società; in
verità, abbiamo
talvolta
constatato, con
rammarico, come
alcuni abbiano
realmente
offerto appiglio
a questo
rimprovero, sia
dal punto di
vista storico,
sia per ciò che
concerne le
teorie. A questo
proposito
dobbiamo
spendere qualche
parola su di un
recente opuscolo
intitolato L'église
et La Théosophie,
che riproduce il
testo di una
conferenza fatta
da un teosofista
per rispondere a
certi attacchi 3
e nel quale si
fa menzione,
incidentalmente
e senza
commenti, di uno
studio avente lo
stesso titolo
del presente
volume, ma molto
meno sviluppato,
che abbiamo
fatto pubblicare
nella Revue de
Philosophie 4 e
del quale, fra
l'altro, a quel
tempo era stata
diffusa solo la
prima parte.
All'avversario
preso
particolarmente
di mira,
l'autore di
questo opuscolo
rimprovera
amaramente, fra
le altre cose,
di aver esposto
le dottrine
della
reincarnazione e
del "karma"
senza
pronunciare la
parola
"evoluzione";
secondo noi,
questo
rimprovero è
abbastanza
giustificato,
diversamente da
quanto ci
riguarda,
poiché, lungi
dal commettere
una tale
"dimenticanza",
noi abbiamo
invece
presentato la
concezione
evoluzionista
come costituente
il centro stesso
di tutta la
dottrina
teosofista. è a
questa
concezione che è
necessario
rifarsi innanzi
tutto, poiché
una volta
dimostratane
l'inconsistenza,
tutto il resto
crolla da sé;
contro le teorie
del "karma" e
della
reincarnazione,
una tale
confutazione ha
un'efficacia
maggiore di
tante altre
argomentazioni
che consistono
nello sviluppare
delle
considerazioni
sentimentali,
che valgono
tanto quanto
quelle che i
teosofisti
presentano a
favore delle
stesse teorie.
Naturalmente non
è questa la sede
adatta per
intraprendere
una critica
dettagliata
dell'evoluzionismo;
ma abbiamo
voluto stabilire
che tale
critica, che può
essere condotta
con estrema
facilità, è
valida in
particolare
contro il
teosofismo,
poiché in fondo
questi non è che
una delle
numerose forme
rivestite
dall'evoluzionismo,
punto di
partenza di
quasi tutti gli
errori
specificatamente
moderni ed il
cui prestigio,
nella nostra
epoca, poggia su
un mostruoso
ammasso di
pregiudizi.
Un altro
rimprovero che
viene mosso
nello stesso
opuscolo è
quello relativo
ad "una
confusione
riguardo alla
natura dei
metodi di
conoscenza ai
quali è
attribuita la
documentazione
teosofica".
Senza andare a
fondo nella
questione e
senza indagare
se questa
confusione sia
così grave come
si è detto, noi
facciamo questa
semplice
osservazione:
l'avversario in
questione aveva
avuto innanzi
tutto il torto
di attribuire ai
teosofisti una
"teoria della
conoscenza",
cosa che in
realtà non
corrisponde del
tutto al loro
punto di vista,
di modo che la
confusione da
lui commessa era
soprattutto, a
nostro avviso,
fra il punto di
vista proprio al
teosofismo. e
quello della
filosofia, e più
esattamente
della filosofia
moderna; certo,
i teosofisti
hanno così tante
sciocchezze al
loro attivo che
non è il caso di
attribuire loro
anche quelle
degli altri!
Vi è ancora
un'osservazione
che riteniamo
necessaria:
alcuni si
meraviglieranno
probabilmente
per il fatto
che, nel corso
della nostra
esposizione, non
abbiamo usato il
termine
"panteismo", ed
infatti ce ne
siamo astenuti
di proposito;
sappiamo bene
che i teosofisti,
o almeno alcuni
fra loro, si
dichiarano molto
volentieri
"panteisti", ma
questo termine
si presta
all'equivoco;
esso è stato
applicato
indistintamente
a tante di
quelle dottrine
differenti che,
talvolta, si è
finito col non
sapere
esattamente di
che cosa si
parla quando lo
si impiega, ed
occorrono molte
precauzioni per
restituirgli un
significato
preciso e
scartare ogni
confusione. Per
di più, vi sono
di quelli per i
quali la sola
parola
"panteismo"
basta a
sostituire ogni
seria
confutazione:
non appena, a
torto o a
ragione, hanno
affibbiato tale
denominazione ad
una qualunque
dottrina,
ritengono di
potersi
dispensare da
ogni altro
esame; questi
sono dei metodi
di discussione
che non
potrebbero mai
esser nostri.
Sempre nella
stessa risposta,
vi è un terzo
punto che, per
quanto ci
riguarda,
registriamo con
grande
soddisfazione,
poiché si tratta
di una
testimonianza
che, in maniera
del tutto
inattesa, viene
a rafforzare il
nostro modo di
vedere le cose:
essa consiste in
una protesta
contro
"un'abusiva
identificazione
della Teosofia
con il
Brahmanesimo e
l'Induismo".
I teosofisti, in
effetti, non
hanno sempre
parlato così e
non hanno certo
il diritto di
lamentarsi,
poiché sono loro
i primi
responsabili di
tale
"identificazione
abusiva", ben
più abusiva di
quanto la
proclamino
adesso; se sono
arrivati a tanto
è perché una
tale
identificazione
invece di
risultare loro
vantaggiosa,
come era
accaduto
all'inizio, è
diventata molto
imbarazzante per
il loro
"Cristianesimo
esoterico",
novella
contraddizione
che viene ad
aggiungersi a
tutte le altre.
Senza pretendere
di dare dei
consigli a
nessuno,
pensiamo che gli
avversari dei
teosofisti
dovrebbero
prenderne buona
nota per evitare
di commettere
certi errori in
avvenire; al
posto di usare
le loro critiche
al teosofismo
come pretesto
per insultare
gli Indù, come
abbiamo visto
fare distorcendo
in modo odioso
le dottrine di
questi ultimi,
che in fondo non
conoscono
affatto, essi
dovrebbero, al
contrario,
considerarli
come loro
alleati naturali
in una simile
lotta, poiché lo
sono
effettivamente e
non potrebbero
non esserlo:
oltre alle
ragioni
particolari che
inducono gli
Indù a detestare
profondamente il
teosofismo, esso
per loro non è
più accettabile
che per i
Cristiani
(dovremmo dire
piuttosto per i
Cattolici,
poiché il
Protestantesimo
vi si accorda
del tutto) e, in
maniera
generale, per
tutti coloro che
aderiscono ad
una dottrina
avente un
carattere
veramente
tradizionale.
Infine vi è un
passo che
teniamo a
citare, tanto
più che in parte
ci riguarda;
dopo aver
affermato che la
teosofia "non
combatte alcuna
religione" (noi
abbiamo indicato
cosa bisogna
pensare in
merito), il
conferenziere
continua in
questi termini:
"è molto bello -
ci si dirà - ma
è anche vero che
voi attaccate
praticamente la
religione, per
il solo fatto
che professate
delle idee
contrarie alla
verità che essa
proclama. Ma
questo
rimprovero
perché non lo
rivolgete alla
scienza
ufficiale ed in
particolare ai
biologi che,
alla Facoltà di
Scienze,
sostengono delle
teorie in cui il
materialismo
trova un
completo e
definitivo
argomento a
favore della sua
tesi?...
Riconoscete
dunque alla
Scienza dei
diritti che
negate alla
teosofia, in
quanto che
nell'animo
vostro la
Teosofia sarebbe
innanzitutto una
religione o
piuttosto una
pseudo-religione
come scrive
l'autore di cui
ho segnalato lo
studio in corso
di pubblicazione
nelle Revue de
Philosophie? 5 è
questa
un'opinione
sulla quale non
possiamo
convenire e
benché
ricerchiamo la
verità con
metodi diversi
da quelli della
Scienza moderna,
noi abbiamo il
diritto di
rivendicare il
suo stesso
privilegio e
cioè di dire ciò
che noi
riteniamo sia la
verità" 6.
Non sappiamo
cosa gli altri
potranno o
vorranno
rispondere a
tale asserzione
ma, per quanto
ci riguarda, la
nostra risposta
sarà delle più
semplici: noi
non professiamo
il minimo
rispetto nei
confronti della
'Scienza
moderna" e
"ufficiale", dei
suoi metodi e
delle sue
teorie; lo
abbiamo già
dimostrato
altrove e quello
che diciamo
sempre a
proposito
dell'evoluzionismo
ne è una prova
ulteriore. Non
riconoscono
dunque alla
scienza, come
alla filosofia,
alcun diritto in
più che al
teosofismo e
siamo pronti
all'occorrenza a
denunciare
parimenti le
false opinioni
dei dotti
"ufficiali", ai
quali dobbiamo
solo
riconoscere, in
genere, il
merito di una
certa franchezza
che troppo
spesso manca ai
teosofisti.
Per coloro che,
fra questi
ultimi, sono
veramente
sinceri noi non
desideriamo
altro che
illuminarne il
più gran numero
possibile,
poiché sappiamo
che vi è molta
gente la quale,
entrata nella
Società
Teosofica per
semplice
curiosità o
perché non aveva
altro da fare,
ignora tutto
della sua storia
e quasi tutto
dei suoi
insegnamenti, e
costoro forse
non hanno subito
tutti la
deformazione
mentale che alla
lunga risulta
inevitabile,
frequentando un
simile ambiente.
Ci resta da
aggiungere solo
questo: se non
siamo di quelli
che amano
parlare "in nome
della Scienza" e
che mettono la
"ragione" al di
sopra di tutto,
ancor meglio non
pretendiamo di
parlare "a nome
della Chiesa",
tanto più che
non avremmo
alcuna
qualificazione
per farlo; se
alcuni
teosofisti hanno
supposto una
cosa del genere
(e la conferenza
su La Chiesa e
la Teosofia
sembra
indicarlo) è
bene che si
ricredano. Del
resto, noi
riteniamo che
anche i loro
contraddittori
ecclesiastici
non lo abbiano
mai fatto e che
abbiano potuto
parlare o
scrivere solo a
titolo
personale; la
Chiesa, per
quanto ne
sappiamo, è
intervenuta solo
una volta per
condannare il
teosofismo e
dichiarare
formalmente che
"queste dottrine
sono
inconciliabili
con la fede
cattolica" 7.
In ogni caso, da
parte nostra, il
comportamento
assunto in
merito, a ciò
che sappiamo
essere un
errore, ed un
errore
pericoloso per
la mentalità
contemporanea, è
stato da noi
adottato in
maniera del
tutto
indipendente;
non ci associamo
ad alcuna
campagna
organizzata, né
vogliamo sapere
neppure se ne
esistono e non
permettiamo a
nessuno di
dubitarne
neanche un po'.
Se i teosofisti
vogliono
conoscere i
motivi di tale
nostro
comportamento,
possiamo loro
assicurare che
non ve n'è altri
che questo:
traducendo ed
applicando,
meglio di quanto
fanno loro, il
motto indù di
cui si sono
audacemente
appropriati, noi
riteniamo che
"non vi è
diritto
superiore di
quello alla
verità" 8.
Note
1. La Nouvelle
Théosophie, di
P. de
Grandinaison, p.
54.
2. Le Procès de
Madras, p. 41.
In quegli anni
esistevano delle
"Società
Teosofiche
Nazionali" nei
seguenti paesi:
Inghilterra,
Scozia, Francia,
Belgio, Olanda,
Scandinavia,
Danimarca,
Austria, Boemia,
Ungheria,
Svizzera,
Italia, Russia,
Finlandia, Stati
Uniti, America
Centrale, India,
Australia, Nuova
Zelanda, Africa
del Sud.
La Spagna e
l'America del
Sud contavano
dei gruppi meno
importanti o
meno
organizzati,
diretti da
"agenti
presidenziali".
D'altronde,
sembra che il
numero dei
teosofisti sia
cresciuto
considerevolmente
da dopo la
guerra; oggi si
pensa che sia
arrivato perfino
a 50000; al
recente
congresso di
Parigi erano
rappresentate
trentatré
nazioni.
(n.a.)
Attualmente la
Società
Teosofica conta
33 sezioni dette
"Società
Teosofiche
Nazionali"; ed
eccone l'elenco
così come figura
sul Bulletin
Théosophique:
Stati Uniti,
Gran Bretagna,
India,
Australia,
Svezia, Nuova
Zelanda, Olanda,
Francia, Italia,
Germania, Cuba,
Ungheria,
Finlandia,
Russia,
Cecoslovacchia,
Sudafrica,
Scozia,
Svizzera,
Belgio, Indie
Olandesi,
Birmania,
Austria,
Norvegia,
Egitto,
Danimarca,
Irlanda,
Messico, Canada,
Cile, Argentina,
Brasile,
Bulgaria,
Islanda, Spagna,
Portogallo,
Galles.
3. Conferenza
del 6 marzo
1921, tenuta
nella sede della
Società
Teosofica da
Georges Chevrier.
L'autore è
attualmente a
capo della
"sezione
esoterica"
parigina, cosa
che fa assumere
una certa
importanza alle
sue
affermazioni.
(n.a.) Abbiamo
già visto che
Georges Chevrier
ha abbandonato,
nell'ottobre del
1922, la
direzione della
"sezione
esoterica"
parigina; in
tale funzione è
stato
rimpiazzato
dalla sig.na
Aimée Blech,
sorella del
segretario
generale della
"Società
Teosofica
Francese".
4. Genn.-febb.,
marzo-aprile,
maggio-giugno e
luglio-agosto
1921.
5. (n.a.) - La
Revue de
Philosophie non
deve essere
confusa con la
Revue
Philosophique,
organo
universitario;
richiamiamo
l'attenzione su
tale differenza
perché un
teosofista è
incorso di
recente nella
detta confusione
ed a causa di
ciò ha creduto
di dover
riscontrare una
sorta di
incompatibilità
fra la
pubblicazione
del nostro
studio su una
tale rivista e
la nostra poca
considerazione
per la "scienza
ufficiale"; se
fosse stato
meglio
informato,
avrebbe potuto
rendersi conto
che non esisteva
nulla di
contraddittorio:
la Revue de
Philosophie non
ha alcun
rapporto con gli
ambienti ove la
cosiddetta
"scienza
ufficiale" è in
onore.
6. L'église et
la Théosophie,
p. 8.
7. Decisione
della
Congregazione
del
Sant'Uffizio, 19
luglio 1919:
Acta Apostolicae
Sedis, 1 agosto
1919, p. 317.
Questa decisione
è stata
commentata da
Padre Giovanni
Busnelli in un
articolo
intitolato
Teosofia e
Teologia,
pubblicato nella
rivista
Gregorianum,
genn. 1920, e di
cui una
traduzione
francese è
apparsa nella
Documentation
Catholique,
10-17 sett.
1921.
8. (n.a.) Dal
momento che le
insinuazioni nei
nostri riguardi,
da noi rilevate
nella conferenza
di Georges
Chevrier su La
Chiesa e la
Teosofia, da
allora si sono
ripetute a più
riprese, e dato
che sono state
riprese ancora
ultimamente in
forma esplicita,
teniamo ad
affermare ancora
una volta la
nostra completa
indipendenza e
riteniamo sia il
caso di indicare
in maniera più
esauriente le
nostre reali
intenzioni nello
scrivere la
presente opera.
La prima
ragione, il cui
valore può
essere compreso
con più
immediatezza da
tutti, è quella
che abbiamo
enunciato
chiaramente:
scorgendo nel
teosofismo uno
degli errori più
pericolosi per
la mentalità
contemporanea,
abbiamo ritenuto
utile
denunciarlo,
proprio nel
momento in cui,
in seguito allo
squilibrio
provocato dalla
guerra, esso
acquistava una
estensione che
non aveva mai
avuto fino ad
allora;
d'altronde, un
po' più tardi
abbiamo fatto la
stessa cosa con
lo spiritismo.
Tuttavia vi è
anche una
seconda ragione
che per noi
aveva
un'importanza
particolare e
che rendeva
questo lavoro
ancora più
urgente, e cioè:
dal momento che
ci proponevamo
di esporre in
altri studi le
autentiche
dottrine indù,
giudicavamo
necessario
dimostrare
innanzi tutto
che queste
dottrine non
hanno niente in
comune con il
teosofismo, le
cui pretese, a
tale riguardo,
come abbiamo
fatto rilevare,
sono troppo
spesso accettate
dai suoi stessi
avversari; per
fare luce sulle
confusioni che,
come sapevamo,
esistevano nel
mondo
occidentale era
necessario
respingere il
più nettamente
possibile ogni
solidarietà con
questa
fraudolenta
contraffazione
che è il
teosofismo.
Aggiungiamo
anche che l'idea
di questo libro
ci era già stata
suggerita da
tempo da degli
Indù, i quali ci
hanno anche
fornito una
parte della
documentazione;
così, a dispetto
di tutto quello
che potrebbero
pretendere i
teosofisti, i
quali hanno
naturalmente il
più grande
interesse a
causare
confusione in
merito al vero
punto di
partenza di
un'offensiva
come questa, né
la, Chiesa né i
"Gesuiti"
c'entrano
proprio per
niente e
tantomeno una
qualunque altra
organizzazione
occidentale.
Da:
http://www.loggia-rene-guenon.it/Sito/Guenon/Bibliografia/Libri/Testi/Teosofismo/Prefazione.htm