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Simon Weil e i Catari

 

 

"Da molto sono attratta dai catari, anche se conosco ben poco di loro. Una delle ragioni principali di questa attrazione è la loro opinione riguardo l'Antico Testamento, che lei esprime così bene nel suo articolo , quando giustamente dice che l' adorazione della potenza ha fatto perdere agli ebrei la nozione di bene e male.

La dignità di testo sacro accordata a racconti pieni di crudeltà spietate mi ha sempre tenuta lontano dal cristianesimo, tanto più che da venti secoli questi racconti non hanno mai smesso di esercitare una influenza su tutte le correnti di pensiero cristiano; se almeno per cristianesimo si intende le Chiese oggi classificate sotto questa voce.

Persino San Francesco d 'Assisi, benché puro di questa macchia per quanto è consentito d' esserlo ha fondato un Ordine che appena creato ha quasi subito preso parte a omicidi e massacri.
Non sono mai riuscita a capire come uno spirito ragionevole possa considerare lo Yahwe della Bibbia e il Padre invocato nell' Evangelo come un solo e medesimo essere.

L' influenza dell' Antico Testamento e quella dell' Impero romano, la cui tradizione è stata continuata dal papato, sono a mio avviso le due cause essenziali della corruzione del cristianesimo.

I suoi studi mi hanno confermata in un pensiero che avevo già prima di leggerli. Cioè che il catarismo è stato in Europa l' ultima espressione viva dell' antichità preromana.
Sono convinta che prima delle conquiste romane i paesi mediterranei e il Vicino Oriente formavano una civiltà non omogenea, perché vi era grande diversità da um paese all' altro, ma continua; che uno stesso pensiero viveva negli spiriti più elevati, espresso in forme diverse nei misteri e nelle sette iniziatiche d' Egitto e di Tracia, di Grecia , di Persia, e che le opere di Platone costituiscono la più perfetta espressione scritta in nostro possesso di questo pensiero.
Bene inteso, data la scarsità di documenti una simile opinione non può essere provata; ma a parte gli indizi, Platone stesso presenta la sua dottrina come proveniente da una tradizione antica , senza mai indicare il paese di origine; a mio avviso, la spiegazione più semplice è che le tradizioni filosofiche e religiose dei paesi a lui noti si confondevano in un unico e medesimo
pensiero. E' da questo pensiero che il cristianesimo è nato; ma solamente gli gnostici, i manichei, i catari sembrano essergli rimasti veramente fedeli.

Solamente loro sono sfuggiti alla grossolanità dello spirito, alla bassezza di cuore che il dominio romano ha diffuso su vasti territori che costituiscono ancora oggi l'atmosfera dell 'Europa." (....)

L'Europa non ha mai più ritrovato allo stesso livello la libertà spirituale perduta per effetto di questa guerra [contro i Catari]. Infatti nel XVIII e XIX secolo soltanto le forme più grossolane della forza furono eliminate dalla lotta delle idee; la tolleranza allora in auge finì col contribuire alla costituzione di partiti cristallizzati e sostituì alle costrizioni materiali le barriere spirituali. Le idee non vi si scontravano, esse vi circolavano in un ambiente in certo qual modo continuo. E questa l'atmosfera propizia all'intelligenza; le idee non sono fatte per lottare.

Simone Weil (I catari e la civiltà mediterranea, Marietti 1820, 1996 - 1^ ed.1942)

Colpisce innanzitutto, in questo racconto [relativo alla crociata contro i Catari] di una guerra religiosa che non vi si faccia per così dire questione di religione. Certo; Simon de Montfort e i suoi vescovi parlano tre o quattro volte degli eretici; alcuni vescovi, alla presenza del papa, accusano il conte di Tolosa e di Foix di favorirli, e il conte di Foix se ne difende: i difensori di Tolosa e il poeta stesso, a ogni vittoria, si felicitano di essere sostenuti da Dio, dal Cristo, dal Figlio della Vergine, dalla Trinità. Ma invano si cercherebbero altre allusioni a controversie religiose; silenzio che, in un poema così vivo, in cui palpita tutta una città, può essere spiegato solo ammettendo l'assenza pressoché totale di dissensi religiosi nella città e tra i suoi difensori….Se vinse l'intolleranza, fu solo perché le spade di quelli che avevano scelto l'intolleranza furono vittoriose. Si trattò di una decisione puramente militare. Contrariamente a un pregiudizio molto diffuso, una decisione puramente militare può influire sul corso dei pensieri per molti secoli, su vasti spazi.

(Simone Weil, I catari e la civiltà mediterranea, Marietti 1820, 1996 (1^ ed.1942)

Se c'è un luogo del globo terrestre dove un simile grado di libertà possa essere prezioso e fecondo, questo è il contorno del Mediterraneo. A chi osserva la carta geografica, il Mediterraneo sembra destinato a costituire un crogiolo per la fusione di tradizioni venute dai paesi nordici e dall'Oriente; questo ruolo forse lo svolse prima dei tempi storici, ma pienamente l'ha svolto solo una volta nella storia, e ne risultò una civiltà il cui fulgore costituisce ancora oggi, o poco ci manca, la nostra unica luce, cioè la civiltà greca. Questo miracolo durò qualche secolo e non si ripeté più. Ventidue secoli fa le armi romane uccisero la Grecia, e il loro dominio condannò alla sterilità il bacino mediterraneo; la vita spirituale si rifugiò in Si ria, in Giudea, infine in Persia.

(Simone Weil, I catari e la civiltà mediterranea, Marietti 1820, 1996 (1^ ed.1942)

In seguito la preoccupazione dominante dell'ortodossia religiosa ostacolò le relazioni spirituali tra l'Occidente e l'Oriente. In seguito tale preoccupazione scomparve, il Mediterraneo diventò semplicemente la strada su cui le armi e le macchine dell'Europa andarono a distruggere le civiltà e le tradizioni dell'Oriente.

(Simone Weil, I catari e la civiltà mediterranea, Marietti 1820, 1996 (1^ ed.1942)

Lo straordinario mescolarsi di popoli dopo la caduta dell'Impero romano poteva infine portare i suoi frutti. Ma da nessuna altra parte questo poteva avvenire con la stessa intensità che nel paese d'Oc, dove il genio mediterraneo sembra essersi allora concentrato. I fattori d'intolleranza determinati in Italia dalla presenza del papa, in Spagna dalla guerra ininterrotta contro i Mori, qui non avevano l'eguale; le ricchezze spirituali vi affluivano da ogni parte senza ostacoli. L'impronta nordica è ben visibile in una società innanzitutto cavalleresca; l'influenza araba penetrava facilmente in paesi strettamente legati all'Aragona; per un prodigio inesplicabile il genio della Persia mise radice in questa terra e vi fiorì, proprio nello stesso periodo in cui sembra essere penetrato fino in Cina. E forse non è tutto; così a Saint-Sernin, a Tolosa, è dato vedere teste scolpite che evocano l'Egitto. I legami di questa civiltà risalivano lontano nel tempo come nello spazio. Questi uomini furono probabilmente gli ultimi per i quali l'antichità era ancora cosa viva. Per quanto si sappia poco dei catari, sembra chiaro che essi furono…Questi uomini furono probabilmente gli ultimi per i quali l'antichità era ancora cosa viva. Per quanto si sappia poco dei catari, sembra chiaro che essi furono in qualche modo gli eredi del pensiero platonico, delle dottrine iniziatiche e dei Misteri di quella civiltà preromana che abbracciava il Mediterraneo e il Vicino Oriente; e, che sia per caso o no, la loro dottrina ricorda per certi tratti, insieme al buddismo, insieme a Pitagora e Platone, la dottrina dei druidi che un tempo ebbe a impregnare questa stessa terra. Uccisi loro, tutto questo diventò semplicemente materia di erudizione. Quali frutti ha portato una civiltà tanto ricca di elementi di versi? E quali avrebbe potuto portarne? L'ignoriamo; l'albero è stato tagliato. Ma alcune sculture possono evocare un mon do di meraviglie, e niente supera ciò che è suggerito da quelle delle chiese romaniche del Mezzogiorno di Francia.

(Simone Weil, I catari e la civiltà mediterranea, Marietti 1820, 1996 (1^ ed.1942)

Al di fuori dell'Europa ci sono tradizioni millenarie che ci offrono ricchezze spirituali inesauribili. Ma il contatto con queste ricchezze non deve tanto impegnarci a tentare di assimilarle tali e quali, a meno di una specifica vocazione, quanto a stimolarci alla ricerca della fonte di spiritualità che è nostra; la vocazione spirituale della Grecia antica è la vocazione stessa dell'Europa, e da essa sono nati, nel XII secolo, fiori e frutti su questo angolo di terra in cui ci troviamo.

(Simone Weil, I catari e la civiltà mediterranea, Marietti 1820, 1996 (1^ ed.1942)

Ogni paese dell'antichità preromana ha avuto la sua vocazione, la sua rivelazione orientata, non esclusivamente ma principalmente, verso un aspetto della verità soprannaturale. Per Israele fu l'unità di Dio, ossessiva fino all'idea fissa. Per la Mesopotamia, non ci è più dato di saperlo. Per la Persia fu l'opposizione e la lotta del bene e del male. Per l'India, l'identificazione, grazie all'unione mistica, di Dio e dell'anima per venuta allo stato di perfezione. Per la Cina, l'operazione specifica di Dio, la non azione divina che è pienezza dell'azione, l'assenza divina che è pienezza della presenza. Per l'Egitto fu la carità per il prossimo…

(Simone Weil, I catari e la civiltà mediterranea, Marietti 1820, 1996 (1^ ed.1942)

 


      



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