"Da molto sono
attratta dai
catari, anche se
conosco ben poco
di loro. Una
delle ragioni
principali di
questa
attrazione è la
loro opinione
riguardo
l'Antico
Testamento, che
lei esprime così
bene nel suo
articolo ,
quando
giustamente dice
che l'
adorazione della
potenza ha fatto
perdere agli
ebrei la nozione
di bene e male.
La dignità di
testo sacro
accordata a
racconti pieni
di crudeltà
spietate mi ha
sempre tenuta
lontano dal
cristianesimo,
tanto più che da
venti secoli
questi racconti
non hanno mai
smesso di
esercitare una
influenza su
tutte le
correnti di
pensiero
cristiano; se
almeno per
cristianesimo si
intende le
Chiese oggi
classificate
sotto questa
voce.
Persino San
Francesco d
'Assisi, benché
puro di questa
macchia per
quanto è
consentito d'
esserlo ha
fondato un
Ordine che
appena creato ha
quasi subito
preso parte a
omicidi e
massacri.
Non sono mai
riuscita a
capire come uno
spirito
ragionevole
possa
considerare lo
Yahwe della
Bibbia e il
Padre invocato
nell' Evangelo
come un solo e
medesimo essere.
L' influenza
dell' Antico
Testamento e
quella dell'
Impero romano,
la cui
tradizione è
stata continuata
dal papato, sono
a mio avviso le
due cause
essenziali della
corruzione del
cristianesimo.
I suoi studi mi
hanno confermata
in un pensiero
che avevo già
prima di
leggerli. Cioè
che il catarismo
è stato in
Europa l' ultima
espressione viva
dell' antichità
preromana.
Sono convinta
che prima delle
conquiste romane
i paesi
mediterranei e
il Vicino
Oriente
formavano una
civiltà non
omogenea, perché
vi era grande
diversità da um
paese all'
altro, ma
continua; che
uno stesso
pensiero viveva
negli spiriti
più elevati,
espresso in
forme diverse
nei misteri e
nelle sette
iniziatiche d'
Egitto e di
Tracia, di
Grecia , di
Persia, e che le
opere di Platone
costituiscono la
più perfetta
espressione
scritta in
nostro possesso
di questo
pensiero.
Bene inteso,
data la scarsità
di documenti una
simile opinione
non può essere
provata; ma a
parte gli
indizi, Platone
stesso presenta
la sua dottrina
come proveniente
da una
tradizione
antica , senza
mai indicare il
paese di
origine; a mio
avviso, la
spiegazione più
semplice è che
le tradizioni
filosofiche e
religiose dei
paesi a lui noti
si confondevano
in un unico e
medesimo
pensiero. E' da
questo pensiero
che il
cristianesimo è
nato; ma
solamente gli
gnostici, i
manichei, i
catari sembrano
essergli rimasti
veramente
fedeli.
Solamente loro
sono sfuggiti
alla
grossolanità
dello spirito,
alla bassezza di
cuore che il
dominio romano
ha diffuso su
vasti territori
che
costituiscono
ancora oggi
l'atmosfera dell
'Europa." (....)
L'Europa non ha
mai più
ritrovato allo
stesso livello
la libertà
spirituale
perduta per
effetto di
questa guerra
[contro i
Catari]. Infatti
nel XVIII e XIX
secolo soltanto
le forme più
grossolane della
forza furono
eliminate dalla
lotta delle
idee; la
tolleranza
allora in auge
finì col
contribuire alla
costituzione di
partiti
cristallizzati e
sostituì alle
costrizioni
materiali le
barriere
spirituali. Le
idee non vi si
scontravano,
esse vi
circolavano in
un ambiente in
certo qual modo
continuo. E
questa
l'atmosfera
propizia
all'intelligenza;
le idee non sono
fatte per
lottare.
Simone Weil
(I catari e la
civiltà
mediterranea,
Marietti 1820,
1996 - 1^
ed.1942)
Colpisce
innanzitutto, in
questo racconto
[relativo alla
crociata contro
i Catari] di una
guerra religiosa
che non vi si
faccia per così
dire questione
di religione.
Certo; Simon de
Montfort e i
suoi vescovi
parlano tre o
quattro volte
degli eretici;
alcuni vescovi,
alla presenza
del papa,
accusano il
conte di Tolosa
e di Foix di
favorirli, e il
conte di Foix se
ne difende: i
difensori di
Tolosa e il
poeta stesso, a
ogni vittoria,
si felicitano di
essere sostenuti
da Dio, dal
Cristo, dal
Figlio della
Vergine, dalla
Trinità. Ma
invano si
cercherebbero
altre allusioni
a controversie
religiose;
silenzio che, in
un poema così
vivo, in cui
palpita tutta
una città, può
essere spiegato
solo ammettendo
l'assenza
pressoché totale
di dissensi
religiosi nella
città e tra i
suoi difensori….Se
vinse
l'intolleranza,
fu solo perché
le spade di
quelli che
avevano scelto
l'intolleranza
furono
vittoriose. Si
trattò di una
decisione
puramente
militare.
Contrariamente a
un pregiudizio
molto diffuso,
una decisione
puramente
militare può
influire sul
corso dei
pensieri per
molti secoli, su
vasti spazi.
(Simone Weil,
I catari e la
civiltà
mediterranea,
Marietti 1820,
1996 (1^
ed.1942)
Se c'è un luogo
del globo
terrestre dove
un simile grado
di libertà possa
essere prezioso
e fecondo,
questo è il
contorno del
Mediterraneo. A
chi osserva la
carta
geografica, il
Mediterraneo
sembra destinato
a costituire un
crogiolo per la
fusione di
tradizioni
venute dai paesi
nordici e
dall'Oriente;
questo ruolo
forse lo svolse
prima dei tempi
storici, ma
pienamente l'ha
svolto solo una
volta nella
storia, e ne
risultò una
civiltà il cui
fulgore
costituisce
ancora oggi, o
poco ci manca,
la nostra unica
luce, cioè la
civiltà greca.
Questo miracolo
durò qualche
secolo e non si
ripeté più.
Ventidue secoli
fa le armi
romane uccisero
la Grecia, e il
loro dominio
condannò alla
sterilità il
bacino
mediterraneo; la
vita spirituale
si rifugiò in Si
ria, in Giudea,
infine in
Persia.
(Simone Weil,
I catari e la
civiltà
mediterranea,
Marietti 1820,
1996 (1^
ed.1942)
In seguito la
preoccupazione
dominante
dell'ortodossia
religiosa
ostacolò le
relazioni
spirituali tra
l'Occidente e
l'Oriente. In
seguito tale
preoccupazione
scomparve, il
Mediterraneo
diventò
semplicemente la
strada su cui le
armi e le
macchine
dell'Europa
andarono a
distruggere le
civiltà e le
tradizioni
dell'Oriente.
(Simone Weil,
I catari e la
civiltà
mediterranea,
Marietti 1820,
1996 (1^
ed.1942)
Lo straordinario
mescolarsi di
popoli dopo la
caduta
dell'Impero
romano poteva
infine portare i
suoi frutti. Ma
da nessuna altra
parte questo
poteva avvenire
con la stessa
intensità che
nel paese d'Oc,
dove il genio
mediterraneo
sembra essersi
allora
concentrato. I
fattori
d'intolleranza
determinati in
Italia dalla
presenza del
papa, in Spagna
dalla guerra
ininterrotta
contro i Mori,
qui non avevano
l'eguale; le
ricchezze
spirituali vi
affluivano da
ogni parte senza
ostacoli.
L'impronta
nordica è ben
visibile in una
società
innanzitutto
cavalleresca;
l'influenza
araba penetrava
facilmente in
paesi
strettamente
legati
all'Aragona; per
un prodigio
inesplicabile il
genio della
Persia mise
radice in questa
terra e vi
fiorì, proprio
nello stesso
periodo in cui
sembra essere
penetrato fino
in Cina. E forse
non è tutto;
così a
Saint-Sernin, a
Tolosa, è dato
vedere teste
scolpite che
evocano
l'Egitto. I
legami di questa
civiltà
risalivano
lontano nel
tempo come nello
spazio. Questi
uomini furono
probabilmente
gli ultimi per i
quali
l'antichità era
ancora cosa
viva. Per quanto
si sappia poco
dei catari,
sembra chiaro
che essi
furono…Questi
uomini furono
probabilmente
gli ultimi per i
quali
l'antichità era
ancora cosa
viva. Per quanto
si sappia poco
dei catari,
sembra chiaro
che essi furono
in qualche modo
gli eredi del
pensiero
platonico, delle
dottrine
iniziatiche e
dei Misteri di
quella civiltà
preromana che
abbracciava il
Mediterraneo e
il Vicino
Oriente; e, che
sia per caso o
no, la loro
dottrina ricorda
per certi
tratti, insieme
al buddismo,
insieme a
Pitagora e
Platone, la
dottrina dei
druidi che un
tempo ebbe a
impregnare
questa stessa
terra. Uccisi
loro, tutto
questo diventò
semplicemente
materia di
erudizione.
Quali frutti ha
portato una
civiltà tanto
ricca di
elementi di
versi? E quali
avrebbe potuto
portarne?
L'ignoriamo;
l'albero è stato
tagliato. Ma
alcune sculture
possono evocare
un mon do di
meraviglie, e
niente supera
ciò che è
suggerito da
quelle delle
chiese romaniche
del Mezzogiorno
di Francia.
(Simone Weil,
I catari e la
civiltà
mediterranea,
Marietti 1820,
1996 (1^
ed.1942)
Al di fuori
dell'Europa ci
sono tradizioni
millenarie che
ci offrono
ricchezze
spirituali
inesauribili. Ma
il contatto con
queste ricchezze
non deve tanto
impegnarci a
tentare di
assimilarle tali
e quali, a meno
di una specifica
vocazione,
quanto a
stimolarci alla
ricerca della
fonte di
spiritualità che
è nostra; la
vocazione
spirituale della
Grecia antica è
la vocazione
stessa
dell'Europa, e
da essa sono
nati, nel XII
secolo, fiori e
frutti su questo
angolo di terra
in cui ci
troviamo.
(Simone Weil,
I catari e la
civiltà
mediterranea,
Marietti 1820,
1996 (1^
ed.1942)
Ogni paese
dell'antichità
preromana ha
avuto la sua
vocazione, la
sua rivelazione
orientata, non
esclusivamente
ma
principalmente,
verso un aspetto
della verità
soprannaturale.
Per Israele fu
l'unità di Dio,
ossessiva fino
all'idea fissa.
Per la
Mesopotamia, non
ci è più dato di
saperlo. Per la
Persia fu
l'opposizione e
la lotta del
bene e del male.
Per l'India,
l'identificazione,
grazie
all'unione
mistica, di Dio
e dell'anima per
venuta allo
stato di
perfezione. Per
la Cina,
l'operazione
specifica di
Dio, la non
azione divina
che è pienezza
dell'azione,
l'assenza divina
che è pienezza
della presenza.
Per l'Egitto fu
la carità per il
prossimo…
(Simone Weil,
I catari e la
civiltà
mediterranea,
Marietti 1820,
1996 (1^
ed.1942)