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La Salvezza (scuola valentiniana)

Hans Jonas

 

 

- La salvezza.


La speculazione intorno alle origini, che fornisce l'ontologia sulla quale si basano tutte le altre parti dell'insegnamento valentiniano, è l'aspetto essenziale del valentinianesimo. La teoria valentiniana sull'uomo e sull'etica sarà mostrata in seguito in un contesto diverso. Per quel che riguarda la dottrina della salvezza ne abbiamo indicato l'idea principale nell'introduzione di questo capitolo e mostrato la connessione con l'essenza della speculazione stessa. Si può perciò comprendere ora in concreto come i Valentiniani fondassero la sufficienza metafisica della gnosi rispetto alla salvezza nella natura stessa dell'essere universale, facendo derivare l'esistenza e la condizione del mondo inferiore, e con esso l'esistenza e la condizione dell'entità composta «uomo», dall'"ignoranza" di un Eone e riducendo tutto il sistema fisico a categorie spirituali. La speculazione valentiniana stessa, intesa nel suo spirito proprio, riassume in forma di conoscenza il processo della caduta, l'odissea dell'ignoranza, e con ciò fa provenire l'esistenza, che è la vittima dell'una e l'agente dell'altra, dalla profondità di cui descrive la generazione. In che modo la «perfetta salvezza» è definita come «la cognizione stessa della grandezza ineffabile» è stato mostrato nel passo di Ireneo citato a p. 192 (in nero, cap. 7, a). Possiamo ora aggiungere alcune linee del "Vangelo della Verità" la cui descrizione ellittica del concetto, rivolta agli iniziati, sarebbe di per sé difficilmente comprensibile in tutte le sue implicanze speculative. «Poiché la Dimenticanza [il mondo inferiore] è venuta all'esistenza per il fatto che essi [gli Eoni] non hanno conosciuto il Padre, perciò se essi raggiungono la conoscenza del Padre, la Dimenticanza in quello stesso istante diventa non-esistente. Quello, dunque, è il Vangelo di Colui che essi cercano e che [Gesù] ha rivelato al Perfetto» (E.V. 18, 7-14). Ci resta soltanto da aggiungere qualche cosa circa il perché ci sono degli uomini che devono essere salvati.

Torniamo alla precedente affermazione che delle tre sostanze, materia, anima e spirito, che erano venute all'essere, la Sophia poteva «formare» soltanto le prime due, ma non il pneuma, perché era della sua medesima essenza. Questo frutto perciò proveniente da lei doveva passare nel mondo e attraverso il mondo per essere «formato» nel suo corso. Il Demiurgo è uno strumento inconsapevole in tale processo. Come parte e in adempimento della sua creazione egli forma l'uomo terreno e spira in lui l'uomo psichico. L'elemento pneumatico, che la Madre aveva prodotto dalla visione degli angeli, non poteva essere percepito da lui perché della stessa essenza della Madre, e pertanto non poteva che essere segretamente depositato nella sua creatura. Così per mezzo di un agente inconsapevole il seme spirituale veniva immesso nell'anima e nel corpo umano per esservi portato come in una matrice fino a che fosse cresciuto sufficientemente per ricevere il Logos. Il pneuma soggiorna nel mondo in modo da essere preformato là per la finale «formazione» per mezzo della gnosi. Questo era lo scopo segreto che la Madre si proponeva con la creazione demiurgica. La gnosi stessa viene infine portata giù, per quella parte del genere umano sufficientemente preparata a riceverla, da Gesù unito al Cristo, che discende nel Gesù umano durante il battesimo nel Giordano e si diparte da lui prima della sua passione, cosicché la Morte è ingannata. La sofferenza del Gesù mortale non aveva altro significato che quello di uno stratagemma (28). La «passione» reale era quella precosmica della Sophia superiore e inferiore, ed è stato ciò che ha reso necessaria la salvezza, non ciò che ha portato la salvezza. Né c'era mai stato un «peccato originale» dell'uomo, una colpa dell'anima umana: c'era stata invece la colpa, prima del tempo, di un Eone, un sovvertimento divino, la cui riparazione richiedeva a sua volta la creazione del mondo e quella dell'uomo. Perciò il mondo, sconosciuto al suo autore immediato, esiste per la salvezza, e non la salvezza per ciò che è avvenuto nell'ambito della creazione e alla creazione. E l'oggetto reale della salvezza è la divinità stessa, il suo scopo l'integrità divina.

Gli spiriti trasformati dalla conoscenza rimangono nella regione mediana dell'Ogdoade, dove la loro Madre, la Sophia, rivestita di essi attende la consumazione del mondo. La sua salvezza finale ha luogo quando tutti gli elementi pneumatici nel mondo sono stati «formati» dalla conoscenza e perfezionati. Allora gli spiriti spogliati delle loro anime, con la loro Madre entrano nel Pleroma, che diviene la camera nuziale dove ha luogo il matrimonio della Sophia con Gesù e quello degli spiriti con i loro sposi, gli angeli intorno a Gesù. Con ciò, la Pienezza è ristabilita nella sua integrità, la violazione originaria infine riparata, la perdita pretemporale recuperata; materia e anima, espressione della caduta, col loro sistema organizzato, il mondo, cessano di esistere. Per concludere, ancora una volta, citiamo il "Vangelo della Verità".


«Il Padre... rivela ciò che di Se stesso era stato nascosto (ciò che di Se stesso era nascosto era suo Figlio), cosicché mediante la compassione del Padre gli Eoni possano conoscerlo e cessare di affannarsi nella ricerca del Padre, riposando in Lui, conoscendo che il riposo consiste in questo: avendo colmato la Deficienza, Egli abolì la Forma. La sua Forma è il cosmo, al quale egli (il Figlio?) era stato assoggettato. Perché il luogo in cui c'è invidia e dissenso, è la Deficienza ma il luogo che è Unità è la Pienezza. Essendo la Deficienza venuta all'esistenza perché essi non conoscevano il Padre, così quando conoscono il Padre, la Deficienza scompare nello stesso istante. Come l'ignoranza di una persona, nel momento che essa viene a conoscere scompare spontaneamente; come la tenebra si dissolve all'apparire della luce, così anche la Deficienza si dissolve di fronte al fatto della Pienezza. Quindi da quel momento in poi, la Forma non è più apparente, ma scompare nella fusione con l'Unità - perché ora le loro opere sono divenute uguali l'una all'altra - nel momento in cui l'Unità perfeziona gli spazi» (E.V. 24, 11 - 25, 10).

 

Tratto da LO GNOSTICISMO edizioni Sei







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