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Sofferenza della Sophia Inferiore (scuola valentiniana)

Hans Jonas

 

 

 

- Sofferenza della Sophia inferiore.


Essendo divenuta cosciente per la formazione impartita da Cristo, la Sophia abbandonata si mette con tutto l'impeto alla ricerca della luce svanita, ma non può raggiungerla perché il Limite impedisce la sua corsa precipitosa. Essa non può attraversarlo a causa della sua contaminazione con la Passione originaria, e costretta a rimanere sola nell'oscurità esterna, cade in preda ad ogni specie di sofferenze esistenti. In ciò essa ripete al suo livello la scala di emozioni che sua madre provò nel Pleroma, con la sola differenza che ora tali passioni assumono la forma di stati definitivi di essere e come tali possono diventare la sostanza del mondo. Tale sostanza dunque, psichica e materiale, non è altro che la forma estraniata da sé e decaduta dello Spirito, solidificata da atti in condizioni abituali e trasformata da processo interno in fatto esterno. Quanto questo punto fosse fondamentale nella speculazione dei Valentiniani è dimostrato dalla considerazione del numero di varianti in cui la scala di emozioni è stata sviluppata e dai rispettivi corrispondenti assegnati a ciascuna di esse in termini di «sostanza» (18). Il fatto stesso che la correlazione tra emozioni ed elementi non è stata fissata nei particolari ma varia da autore ad autore, e forse anche nel pensiero di un solo e medesimo autore, mostra quanto si sia a più riprese meditato su tale soggetto.

La narrazione sulla quale ci soffermiamo in modo principale offre a questo punto la seguente serie di emozioni: "dolore", perché essa non poteva prendere possesso della luce; "timore", che oltre la luce anche la vita potesse abbandonarla; "confusione", in aggiunta alle altre; e tutte queste unite nella qualità fondamentale di "ignoranza" (essa stessa considerata come una «affezione»). E, come risultante, ancora un altro stato mentale: il "volgersi" (conversione) verso il Datore di Vita. «Questa, dunque, divenne la composizione e la sostanza (19) della Materia, in cui consiste questo mondo; dalla conversione hanno avuto origine tutte le anime del mondo e del Demiurgo; dal timore e dall'angoscia ha avuto inizio tutto il resto». In termini numerici, che sono la sola costante in questa parte della speculazione, abbiamo cinque «affezioni» in tutto, quattro negative o del tutto tenebrose («passioni» nel senso più ristretto), una positiva o semiluminosa. L'ultima, chiamata qui «conversione», altrove (in Ippolito) anche «supplicazione» e «preghiera», è l'origine di tutto ciò che è psichico nel mondo e sta in un grado intermedio tra materia e spirito. Le quattro passioni cieche sono naturalmente le sorgenti dei quattro elementi tradizionali della materia. Vedremo in seguito in che modo la posizione speciale dell'«ignoranza» come denominatore comune delle altre "tre" è situata in tale correlazione. Per quanto riguarda le altre tre, «angoscia» e «timore» sono più di continuo menzionate nelle enumerazioni, «confusione» ("aporia") è talvolta sostituita da «costernazione» o «spavento» ("ekplexis"), e a volte la triade diventa una tetrade per l'aggiunta di «riso», il cui correlativo fisico è la sostanza luminosa dell'universo (ossia quella del sole e delle stelle, che è considerata differente dal fuoco): «Ora essa pianse e si angosciò perché era stata lasciata sola nella Tenebra e nel Vuoto; ora, considerandosi parte della Luce che l'aveva abbandonata, essa divenne allegra e sorridente; ora cadde di nuovo nel timore e altre volte essa era sconvolta e stordita» (Iren. I, 4, 2).

 

Tratto da LO GNOSTICISMO edizioni Sei







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