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Ebrezza

L'anima gnostica prigioniera nel mondo dei fenomeni, e sotto l'influenza degli arconti, è preda dei sensi, delle emozioni, e delle lusinghe del mondo. Nella mitologia gnostica essa è come ebra, incapace di distinguere la realtà delle cose, ed incapace di ricordare la propria provenienza.

Solamente scuotendosi da questa influenza, essa riuscirà ad intraprendere il ritorno.

(Testo di Turfan)

«'Scuoti di dosso l'ebbrezza nella quale ti sei addormentato,

svegliati e guardami!

Buone nuove a te dal mondo della gioia

dal quale sono mandato per causa tua'.

Ed egli rispose a colui che è senza sofferenza:

'Sono io, il figlio di coloro che sono benevoli.

Sono confuso e vedo lamentazione.

Guidami fuori dall'abbraccio della morte'.

[Il messaggero dice:]

'Potenza e prosperità del Vivente

su di te dalla tua casa!

Seguimi, figlio della benevolenza,

metti sul tuo capo la corona di luce'» .

(Testo di Turfan) «Messa breve dei morti», troviamo la chiamata indirizzata all'anima in modo generico, distaccata dal contesto mitologico.

(Testo di Turfan) «Anima mia, o splendidissima, dove te ne sei andata? Ritorna di nuovo. Svegliati, anima di splendore dal sonno dell'ebbrezza nel quale sei caduta..., seguimi al luogo della terra sublime dove tu da principio dimori...»

 

 






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