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Valentino.

 

«Lo Spirito indistruttibile saluta gli indistruttibili! A voi svelo segreti senza nome, ineffabili, sopracelesti, che non possono essere compresi né dalle dominazioni, né dalle potenze, né dagli esseri inferiori, o dalla completa mescolanza, ma sono stati rivelati solo all'Ennoia dell'Immutabile» (Epiph., "Haer." 31, 5, 1 s.)

E' avvolta nell'incertezza la data nascita di Valentino, collocabile sicuramente prima del 135 anno in cui abbiamo le prime notizie sulla sua opera di divulgazione, così come non è sicura la sua città natale.

Alcuni la indicano in Cartagine, mentre altri studiosi in Phrebonis sul delta del Nilo. Sicuramente sappiamo che si recò ad Alessandria d'Egitto, dove entrò in contatto con il cristianesimo e la filosofia neoplatonica. La tradizione vuole che in Alessandria studiò presso un caposcuola misterico chiamato Teudas, il quale affermava di essere diretto discepolo di Paolo di Tarso, e di avere appreso da questi gli insegnamenti segreti del Cristo. Questi insegnamenti esoterici o iniziatici compongono gli scritti della scuola valentiniana, come il famoso Vangelo di Filippo attribuito allo stesso Valentino.

Prima della venuta del Cristo, non c'era pane nel mondo, così come nel paradiso, il luogo dov'era Adamo. C'erano molti alberi per il nutrimento degli animali, ma non c'era frumento per il nutrimento dell'uomo. L'uomo si nutriva come gli animali, ma quando venne Cristo, L'Uomo perfetto, portò il pane dal cielo affinché l'uomo potesse nutrirsi con un cibo da uomo. (dal Vangelo di Filippo)

Alessandria d'Egitto rappresentava in quel periodo storico la città culturalmente più feconda del vasto impero romano, dove si incontravano la filosofia greca, i culti misterici, e le religioni tradizionali, dando corpo e voce ad arditi scambi culturali, a feconde commistioni, e a confronti fra gli aderenti delle diverse scuole. Quando parliamo di cristianesimo, dobbiamo ricordarci che questo non ebbe la propria origine a Roma o ad Atene, ma bensì nel Nord Africa ed in Medioriente, fiorendo non solo in un crocevia di civiltà ma anche di culture, ed in un periodo storico dove l'uomo dell'impero che già era oggetto dell'inquietudine di un futuro incerto.

Di questo fermento Valentino è sicuramente figlio, e nel crogiuolo di Alessandria unisce un pensiero filosofico tipicamente ellenico, con i miti, le immagini del cristianesimo. Dando a quest'ultimo non solo una nuova prospettiva, ma anche imponendo la riflessione attorno agli elementi costitutivi dello stesso. Inevitabilmente gli avversari di Valentino, per confutarlo, finiranno per aprire il proprio campo ad idee e concetti, fino a quel momento a loro estranei.

Possiamo e dobbiamo interrogarci quindi se il cristianesimo, o cosa intendiamo con tale termine, ha avuto un'origine eterogenea, oppure se non è il nome o etichetta con cui noi andiamo a delimitare un fenomeno di cui non comprendiamo esattamente la genesi e gli sviluppi.

L'attività di Valentino non ha termine ad Alessandria. Terminati i suoi studi, Valentino diviene egli stesso teologo e predicatore fondando una propria scuola, per poi trasferirsi attorno al 140 d.c. nel cuore pulsante dell'impero: a Roma. Nella città eterna assume il ruolo di diacono sotto Papa Igino, a dimostrazione dell'estrema flessibilità dottrinale della Chiesa dei primi tempi, e della benevolenza di certi ambienti nei confronti della filosofia greca e dei misteri egizi. Non va dimenticato come nella Roma imperiale convivessero le divinità di ogni popolo assoggettato, ed è quindi lecito affermare che tale predisposizione al confronto poteva in qualche modo essere presente anche nelle sfere religiose cristiane. Quello che è certo è che Valentino inizia ad assumere un ruolo sempre più rilevante all'interno delle comunità romana cristiana. La tradizione vuole che Valentino ebbe a concorrere come Vescovo di Roma, a quel tempo era la stessa comunità dei fedeli che disegnava il Vescovo, e che a causa della mancata elezione abbandonò la Chiesa per intraprendere decisamente il sentiero dello gnosticismo. Con tutta probabilità, non essendo a quel tempo netto e marcato il confine che separava l'eresia dall'ortodossia, in quanto veniva tracciato dagli orientamenti prevalenti della fazione vincente, Valentino fu semplicemente emarginato, e allontanato da Roma dai suoi avversari.

Secondo Tertulliano la prima scomunica che colpì Valentino risale al 143 da parte di Papa Pio I, a cui altre ne seguiranno, pare addirittura una post mortem nel 175. Sappiamo che attorno al 160 d.c. Valentino lascia Roma, per stabilirsi definitivamente a Cipro circondato dai suoi allievi fino al 165 d.c (secondo altri il 180 d.c.) anno della sua ipotetica morte.








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