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I Catari, manichei o gnostici?

Massimo Cogliandro

 

 

I Catari, manichei o gnostici?

Si è discusso molto sulle relazioni tra il catarismo medioevale e i precedenti movimenti manichei e gnostici e sulla funzione storica reale di questo movimento. Alcuni studiosi hanno affermato che non è possibile provare con certezza il legame di discendenza tra i manichei, i bogomili e i catari.

In realtà questi studiosi hanno torto e ragione allo stesso tempo, nel senso che non è vero che la teologia catara e bogomila discenda esclusivamente dalla  teologia manichea.

Una analisi della teologia bogomila per come ci è stata trasmessa dai pochi documenti rimasti in nostro possesso rivela l’influenza di forme di gnosticismo molto più antiche del manicheismo. Anzi, si può tranquillamente dire che il bogomilismo balcanico da cui deriva il catarismo affondava le proprie radici in tradizioni gnostiche locali molto antiche.

L’influenza manichea non è del tutto assente, ma non riesce a diventare egemone. La teologia bogomila e catara, infatti, tende a mettere l’accento:

 

1. sul carattere demoniaco del Dio dell’Antico Testamento e sulla sua identificazione con il Principio Assoluto del Male, caratteristica estranea al manicheismo classico per il quale il demiurgo, in quanto arconte, non poteva coincidere tout court con il Principio del Male;

2. sul rifiuto della preghiera – solo il padre nostro era accettato perché insegnato direttamente da Gesù –, caratteristica tipica del modo di pensare gnostico più che manicheo (i manichei non esitavano ad innalzare meravigliosi inni all’Apostolo Mani);

3. il carattere demoniaco del sole, della luna e delle stelle, che per i manichei invece avevano una funzione del tutto positiva come testimonia Agostino nelle “Confessioni”.

 La prova principale dell’inesistenza di un discendenza diretta della Gnosi Catara dalla Gnosi Manichea la rinveniamo nell’atteggiamento assolutamente ostile dei Catari nei confronti di Enoc e dei suoi scritti.

Nel Codex Manichaicus Coloniensis si fa riferimento alle opere di Enoc, in particolare alla sua Apocalissi, come a scritti che fanno parte integrante del Canone Manicheo:

Anche Enoc parlò in tal guisa nella sua Apocalissi:

“Io sono Enoc il Giusto. Ho un grande dolore e verso lacrime dai miei occhi per aver udito l’oltraggio proveniente dalla bocca degli empi”.

[…] Ogni cosa egli osservò e faceva domande agli angeli, e tutto quello che essi gli dicevano, lo annotò nei suoi scritti (Codex Manichaicus Coloniensis – p. 34-40 Henrichs - Koenen).

Proviamo invece a leggere cosa c’è scritto nel principale Vangelo Cataro a proposito di Enoc:

Egli mi rispose: “Dal momento in cui il diavolo è decaduto dalla considerazione del Padre e dalla propria autorità, egli si è collocato sopra le nubi e ha mandato i suoi ministri, ossia angeli fiammeggianti di fuoco, in mezzo agli uomini, da Adamo ad Enoch suo seguace. Egli ha sollevato Enoch fino al firmamento e gli ha mostrato la sua divinità; poi gli ha fatto avere penna e inchiostro, e quello si è messo a sedere  e ha scritto sessantasette libri. Allora gli ha comandato di portarli giù sulla terra e di consegnarli ai suoi figli. Ed Enoch ha portato giù i libri sulla terra e ha insegnato loro a seguire l’usanza dei sacrifici e ha diffuso menzognere rivelazioni di misteri, celando così agli uomini il Regno dei cieli (Libro di Giovanni Evangelista, 9).

 

I Catari, in linea con le antiche trazioni religiose di tipo gnostico dell’area balcanica, rifiutavano tutto l’Antico Testamento e, quindi, anche gli scritti di Enoc e dell’Apocalittica Giudaica; i Manichei, al contrario, in linea con l’insegnamento dell’Apostolo Mani, rigettavano le opere del Vecchio Testamento entrate a far parte del Canone Cattolico, ma davano grande importanza agli scritti di Enoc e a tutta la tradizione legata all’Apocalittica Giudaica, cioè ai testi fondamentali della Gnosi Ebraica Antica.

Quando nel Libro di Giovanni Evangelista troviamo scritto che Enoc “ha diffuso menzognere rivelazioni di misteri, celando così agli uomini il Regno dei cieli”, è evidente che ci troviamo di fronte ad una vibrante polemica sulla rivalutazione manichea dell’insegnamento di Enoc.

L’atteggiamento della teologia bogomila nei confronti della preghiera e la negazione della resurrezione corporea di Cristo ci danno una indicazione precisa sul tipo di gnosticismo da cui provenivano in origine le tradizioni religiose balcaniche da cui è nato il bogomilismo. L’atteggiamento negativo nei confronti della preghiera ha la sua base teologica nel loghion n° 6 del Vangelo di Tomaso:

L’interrogarono i suoi discepoli e gli dissero: “Vuoi tu che digiuniamo? Come pregheremo e daremo elemosina? E che norma seguiremo riguardo al vitto?” Gesù disse: “Non mentite e non fate ciò che odiate, giacchè tutto è manifesto al cospetto del cielo. Non vi è nulla, infatti, di nascosto che non venga manifestato, nulla di celato che non venga rivelato” (Vg di Tm, loghion n°5).

La negazione della resurrezione corporea affonda invece le proprie radici nelle tradizioni legate al Vangelo di Filippo.

Una ulteriore conferma dell’origine gnostica più che manichea dei testi bogomili e catari la troviamo nel fatto che Mani non è mai citato né direttamente né indirettamente, cosa strana per un movimento che si rifaccia direttamente al manicheismo.

In realtà, è probabile che il pop Bogomil, che era un prete, non sia venuto a contatto direttamente con il manicheismo, da cui pure in qualche modo era stato influenzato, ma con delle forme di gnosticismo popolare locale non dissimili da quelle che in Oriente hanno dato vita ad alcuni apocrifi sull’infanzia di Gesù o alla teologia mandea, che per secoli nelle regioni periferiche dell’Impero avevano rappresentato l’unica forma di Cristianesimo esistente e che erano sopravvissute fino ad allora.

Il carattere popolare di questa forma di gnosticismo risulta evidente anche nel linguaggio usato nel Libro di Giovanni Evangelista, l’unico vangelo bogomilo che sia rimasto in nostro possesso: lì il demiurgo malvagio degli gnostici antichi diventa semplicemente Satana e gli arconti gli angeli malvagi che lo hanno seguito.

Cambia il linguaggio perché i tempi sono cambiati e le popolazioni balcaniche medievali difficilmente avrebbero potuto comprendere la finezza di una teologia così profonda senza un adeguamento ai valori e alle concezioni dominanti nel mondo medievale, ma il concetto di fondo dello gnosticismo classico non è cambiato, l’antropoteismo resta centrale anche nella Gnosi Bogomila:

“Loro sostengono  che è stato il diavolo a creare Adamo dal fango della terra e che poi a forza ha rinchiuso dentro quel corpo un angelo della luce” (Buonaccorso).

 L’Uomo per i bogomili è un angelo della luce, cioè un essere di natura divina imprigionato ad opera del demiurgo in un corpo materiale.

Questo passo ci conferma ulteriormente nell’opinione che la teologia bogomilo-catara è di origine gnostica e non manichea: i manichei affermavano, che l’uomo nasceva da un mescolamento di gocce di luce divina e di materia durante la perenne lotta tra il Bene (Dio) e il Male (la materia). Per i Bogomili, come per gli gnostici antichi, invece, l’uomo è un angelo della luce, cioè un eone, imprigionato dal demiurgo in un corpo materiale. La presenza di una qualche influenza del Manicheismo è provata quasi solo dalla polemica contro Agostino, Ambrogio e Gregorio per come ci è testimoniata dal “cataro pentito” Buonaccorso.

Probabilmente il Pop Bogomil, giunto a contatto con le tradizioni religiose locali di tipo gnostico del mondo balcanico, ha visto nella loro antichità e nel loro radicamento presso le popolazioni contadine una prova della loro veridicità, ma soprattutto si è reso conto che la sopravvivenza di questa religione popolare era dovuta al perpetuarsi della lotta di classe tra la classe contadina da un lato e la burocrazia clericale e la aristocrazia di Stato dall’altro.

L’antico gnosticismo balcanico per il carattere comunistico delle sue idee in un momento di violenta lotta di classe si rivelava perfettamente funzionale alle esigenze di liberazione delle popolazioni oppresse dallo zar bulgaro e dagli imperatori bizantini. Il pop Bogomil in fondo non ha fatto altro che riprendere queste tradizioni, codificarle integrandole con spunti teologici ripresi dal manicheismo contemporaneo e renderle utilizzabili ai fini della lotta di classe da parte della classe contadina.

Il movimento Cataro era un movimento rivoluzionario?

Il catarismo, in quanto Religione dell’Uomo che affermava che ogni essere umano fosse una sorgente di luce divina - “un angelo della luce” -, sin dai tempi della sua fondazione da parte del Pop Bogomil è stato, come messo bene in luce da alcuni studiosi marxisti bulgari, un elemento della coscienza collettiva delle classi sociali subalterne medievali, che ha avuto un'importanza fondamentale nello spingere queste stesse classi alla lotta contro le aristocrazie burocratiche feudali e clericali medievali. Non è un caso che già nel X° secolo il prete gnostico-manicheo Bogomil si sia messo a capo di un movimento insurrezionale contro la aristocrazia di Stato zarista bulgara.

Ne “Il Nome della rosa” di Umberto eco c’è scritto che i Catari “avevano costituito una gerarchia molto rigida, quasi quanto quella della nostra santa madre chiesa e non pensavano affatto a distruggere ogni forma di potere. Il che ti spiega perché aderirono ai catari anche uomini di comando, possidenti e feudatari” . Queste affermazioni sono del tutto false. Come afferma Francesco Ereddia nel suo libro “I servi dell’Anticristo”, i Catari erano “prevalentemente operai, soprattutto cuoiai, borsieri e pellettieri, […] sarti, drappieri, fabbri e contadini".

Nell’Europa del Basso Medioevo, la vera classe sociale dominante era la burocrazia clericale e non la piccola e media aristocrazia feudale… L’aristocrazia feudale francese, le moderne borghesie burocratiche dei Comuni del Nord Italia e la nascente borghesia mercantile, pur ostili alle idee catare per il loro carattere evidentemente comunistico al punto che in nessun momento hanno dato loro un riconoscimento ufficiale, vedevano però in questo movimento un utile grimaldello contro il potere sociale ed istituzionale della Chiesa. In questo senso si può dire che da un punto vista politico e sociale, il catarismo è stato parte di un movimento di liberazione unitario che univa tutte le classi sociali in lotta contro la burocrazia clericale.

La guerra tra la Gnosi Catara e la Chiesa è stata in primo luogo lotta di classe, cioè lotta tra un blocco sociale fondato sull’alleanza tra le classi subalterne e le classi che lottavano più o meno consapevolmente per il superamento del modo di produzione fondato sul feudalesimo burocratico clericale da un lato e la burocrazia clericale dall’altro lato.

Papa Innocenzo III ha compreso immediatamente il pericolo corso in quel frangente dalla burocrazia clericale in quanto classe sociale dominante… La sua risposta non si è fatta attendere: nel marzo del 1208 ha bandito la crociata anti-ereticale, che si è conclusa un anno mezzo dopo con la devastazione delle città della Francia meridionale che avevano sostenuto il movimento Cataro.

Roma, 18/10/2000

 

 

 

                    




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